Apro questo post dedicato agli scherzi e ai bersagli tipici degli scherzi, di cui Boga può essere semplicemente un prototipo.
Gita di quinta. Vienna. Boga non aveva mai bevuto un cazzo, ma quella sera Berta ed io riuscimmo a convincerlo a buttar giù un bel po' di vodka. Il difficile era farlo cominciare. Una volta ubriaco la strada era tutta in discesa e lo esortammo a bere ancora, ad ignoranza.
Fatto sta che svuotammo 2 bottiglie. Due bottiglie di vetro. Boga era nelle nostre mani e lo convincemmo a gettare le bottiglie dalla finestra (eravamo al quarto piano di un hotel). La prima bottiglia si fracassò sulla strada deserta, la seconda sfiorò un furgoncino e per un attimo pensammo che se il lancio fosse andato più in là di qualche centimetro non si sarebbero limitati a trattenerci la caparra...
Mentre io e Berta riflettevamo sul rischio appena corso, Boga era già sparito, girovagando ubriaco per le varie camere dei gitaioli. Si narrano diverse leggende riguardo ai suoi pellegrinaggi, quella notte. Fatto sta che da noi non tornò.
Il mattino dopo non lo trovavamo più. Io, Berta ed altri cominciammo a cercarlo da tutte le parti, in ogni camera. Niente. Di Boga nessuna traccia.
Dove cazzo era andato la notte precedente?
Mentre mi ponevo questa domanda mi sentii chiamare dall'altra parte del corridoio.
"Jean, corri! L'abbiamo trovato, presto!".
Corro.
Arrivo nella camera di Paolo. Mi indicano il bagno. Un paio si coprono la bocca con un tovagliolo. Entro nel bagno e lo vedo nella vasca. Aveva dormito in una vasca piena d'acqua. L'acqua era sporca, bianchiccia. Lui ce l'aveva barzotto. Con quel poco di forze che aveva in corpo, sollevò una mano e mi disse di andarmene. Occhi socchiusi, parole biascicate a stento. "Andatevene via. Ho vomitato. Andatevene".
Non dimenticherò mai quello spettacolo terrificante.
Uscii dalla porta. Boga stette male tutto il giorno e il pomeriggio collassò sul letto, dormendo un sonno profondissimo.
Era l'occasione buona per uno scherzo.
Io, Berta e Paolo ci recammo nella sua stanza e, armati di pennarello, gli disegnammmo in faccia di tutto. Cazzi, fighe. Non si svegliava.
Ci giocammo persino a tris.
Quando non c'era più spazio per disegnarci sopra, pensammo alla seconda parte del piano. Il prof di mate ci voleva nell'atrio dell'hotel alle otto di sera.
Lasciammo dormire Boga.
Lo svegliammo alle otto meno 5. "Boga, muoviti, il prof ci sta aspettando". Lui capiva a malapena, ma realizzò che doveva sbrigarsi.
"Vado in bagno un attimo".
"No, Boga, siamo già in ritardo, andrai in bagno dopo!"
Non si specchiò.
Lo portammo all'ascensore. L'ascensore aveva 4 specchi. Noi eravamo in quattro più Boga. Ci piazzamo ognuno davanti a uno specchio. Boga arrivò nell'atrio affollato dell'hotel, senza la minima cognizione di cosa avesse in faccia.
Austriaci sconosciuti lo guardavano scandalizzati. I membri delle due classi lo guardavano basiti. Il prof di mate si piegò dalle risate.
Boga non capiva.
Andammo al ristorante.
Boga era al centro dell'attenzione, tutti lo guardavano. Cominciarono i primi sensi di colpa.
"Non ci pensare, Jean" disse Berta "Il piano è riuscito. Amo i piani ben riusciti".
Boga, allora, non scopava.
[Modificato da Ennio Bunder Junior 31/01/2007 1.03]