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CORRIERE DELLA SERA
25 Luglio 2007
8 mesi per un'autorizzazione
La Procura ha chiesto i tabulati dell'ex sottosegretario Valentino (An). Dopo
tanti rinvii rischiano di essere distrutti
di Luigi Ferrarella

MILANO — Ma davvero il Parlamento ha tutta questa fretta di votare il sì o il
no all'utilizzo delle intercettazioni tra gli indagati Fiorani-Consorte-Ricucci
e i sei parlamentari D'Alema-Fassino-Latorre- Comincioli-Cicu-Grillo?
Assolutamente sì, a sentire il presidente della Giunta per le autorizzazioni
di Montecitorio, l'Udc Carlo Giovanardi, che anzi lamenta come le ordinanze
firmate venerdì 20 luglio dal gip Forleo «non siano ancora pervenute alle
Camere» e paventa il rischio «davvero paradossale che, su una vicenda che già
da giorni riempie giornali e tv, il Parlamento sia costretto a esprimersi
soltanto alla ripresa dei lavori in settembre».
Assolutamente no, invece, verrebbe da dire a giudicare dall'infelice sorte da
desaparecida che da 8 mesi patisce in Senato una analoga richiesta avanzata
dalla Procura di Roma a Palazzo Madama nell'ormai lontano 20 novembre 2006,
senza che da allora la Giunta delle immunità del Senato l'abbia presa in mano
fino al 26 giugno scorso, per poi rinviarla al 17 luglio, e ancora al 24
luglio, e ieri di nuovo a data da fissare: la richiesta al Senato di
autorizzare l'uso processuale, da parte dei pm romani, dei tabulati telefonici
del senatore di An e nell'estate 2005 anche sottosegretario al Ministero della
Giustizia, Giuseppe Valentino, indagato (in uno stralcio dell'inchiesta
milanese sulle scalata bancarie trasmesso per competenza nella capitale) per
l'ipotesi di favoreggiamento personale del banchiere Giampiero Fiorani nel
luglio 2005.
Negli interrogatori del 17 e 18 dicembre 2005, infatti, Fiorani aveva asserito
di aver ricevuto dall'avvocato Michele Sinibaldi e da Stefano Ricucci, in un
incontro all'Hotel Baglioni di Roma il 13 luglio 2005, notizia di
intercettazioni in corso a suo carico da parte della Procura di Milano; e aveva
aggiunto che, a dire dei due, l'informazione sarebbe stata loro stata fornita
dal sottosegretario alla Giustizia, il senatore Valentino. Versione però
contraddetta da Ricucci nell'interrogatorio del 16 maggio 2006, laddove Ricucci
aveva negato sia di aver mai avuto l'incontro con Fiorani sia di aver divulgato
una informazione (sulle intercettazioni) che assicurava peraltro di non
possedere all'epoca.
Una volta avviate le indagini su Sinibaldi e disposta l'acquisizione dei suoi
tabulati telefonici, erano emersi tra il 10 e il 20 luglio 2005 almeno 14
contatti con un'utenza cellulare intestata al Ministero della Giustizia e in
uso in effetti al sottosegretario Valentino. E qui, di fronte a questo dato
grezzo, passibile in teoria (una volta sviluppato) di far pendere la bilancia
verso le accuse di Fiorani o verso la smentita di Ricucci, il 20 novembre 2006
il pm romano Giuseppe Cascini aveva dovuto temporaneamente arrestarsi: e
chiedere al Senato, in ossequio alla legge n. 140 del 2003, l'autorizzazione a
poter utilizzare i tabulati delle comunicazioni riferite all'utenza
dell'avvocato Sinibaldi nella parte relativa ai contatti con il telefono in uso
al senatore Valentino.
Ma diversamente dalle disponibilità proclamate in queste ore, in Senato non ci
fu, non c'è stata e non c'è la corsa a esaminare questa richiesta, in questo
caso più rilevante perché (a differenza dei parlamentari delle ordinanze
Forleo, non indagati) Valentino è indagato, e dunque i tabulati sarebbero
cruciali sia per l'accusa qualora intendesse chiedere un processo, sia per la
difesa qualora il parlamentare desiderasse dimostrare la propria estraneità ed
essere scagionato nel più breve termine possibile.
Invece dal 20 novembre 2006 non succede niente per 7 mesi. Solo il 26 giugno
2007 la Giunta del Senato «scongela» la richiesta: «Il presidente riassume i
termini della questione e comunica che il senatore Valentino ha fatto pervenire
una memoria e rinunciato alla propria audizione ». Poi si rinvia subito: al 17
luglio. Quando il resoconto sommario attesta laconico che «intervengono
brevemente i senatori Di Lello Finuoli e Manzione. Il presidente rinvia quindi
il seguito dell' esame» al 24 luglio. Ma ieri niente, altro rinvio a data da
definire, non si sa se prima della chiusura estiva del 3 agosto.
E intanto il tempo passa. Non gratis per l'inchiesta. Per legge, infatti, i
gestori telefonici sono tenuti a conservare i tabulati dei cellulari per 2
anni. Lasciando giacere per tutto questo tempo la richiesta della Procura di
Roma, dunque, il Senato ha oggettivamente creato i presupposti di una
situazione giuridica intricata: se e quando dovesse autorizzare l'uso dei
tabulati, infatti, non è più detto che questi tabulati ci siano ancora. E
comunque si dovrà discutere se valida debba essere considerata la data
dell'eventuale via libera del Senato (a questo punto sicuramente dopo i 2 anni
dal luglio 2005), oppure la data del decreto dei pm (antecedente alla tagliola
dei 2 anni).

INES TABUSSO