00 09/07/2007 17:09

GIAN CARLO CASELLI E IL CASO SISMI STAMATTINA SU LA7


Il caso Sismi alla luce delle ultime dichiarazioni di Nicolò Pollari e dei dossier di Pio Pompa a Via Nazionale.

Luisella Costamagna ne parla con Guido Calvi dell'Ulivo, Gaetano Pecorella di Forza Italia, Giovanni Bianconi del Corriere della Sera e Gian Carlo Caselli, Procuratore Generale di Torino.


www.la7.it/news/videorubriche/dettaglio.asp?id=1482&tipo=14




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DOSSIER SISMI: CASELLI, IO SOGGETTO EVERSIVO? UNO SCANDALO

"Essere considerato un soggetto eversivo e pericoloso da istituzioni dello Stato per aver compiuto sempre il mio dovere di servitore dello Stato e' qualcosa di scandaloso". Cosi' Gian Carlo Caselli, procuratore generale di Torino, ha commentato durante 'Omnibus Estate' in onda su LA7 la vicenda dei dossier di Pio Pompa.
"Come tanti altri magistrati, giornalisti e politici, sono stato un sorvegliato speciale per il solo fatto di non essere in sintonia con il potere politico. Una cosa del genere non sta ne' in cielo ne' in terra, in nessuna democrazia di questo mondo. In questa storia dei dossier c'e' una gravita' - ha ricordato Caselli - che non puo' essere sottovalutata. Spero che non ci siano collegamenti tra l'attivita' di dossieraggio e il potere politico. E' ora che la politica faccia chiarezza e prenda nettamente le distanze da tutto questo". A proposito della risoluzione del Consiglio superiore della Magistratura sui dossier di via Nazionale del 4 luglio scorso, il procuratore generale di Torino ha difeso il Csm dall'accusa di interferenza strumentale: "Quel documento e' frutto di un'attenta lettura e analisi delle carte di cui la magistratura e' entrata in possesso. Soprattutto e' un documento che il Csm ha votato all'unanimita'. Non ha usi strumentali o politici.
Anzi. E' grazie al Csm che ora si parla di questi dossier illegali, altrimenti non se ne sarebbe parlato nemmeno".(AGI) Com/Alf 091035 LUG 07




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L'UNITA'
7 luglio 2007
Io nel mirino del Sismi
Gian Carlo Caselli

Acquisizione di dati in modo capillare e continuativo. Monitoraggio di attività, movimenti e corrispondenza informatica. Dossier custoditi a Roma, in via Nazionale, in una sede (separata) del Sismi. Messa così potrebbe sembrare un'ordinaria attività di intelligence. Invece è tutt'altra cosa. Primo, perché oggetto dei dossier sono giudici e Pm, uffici giudiziari, libere associazioni (italiane ed europee) di magistrati. Poi perché ben strano è l'oggetto delle «inchieste». Fatti specifici, zero. Men che mai ipotesi di un qualche illecito. Neppure l'ombra di pericoli per l'indipendenza e l'integrità dello Stato (confine che delimita attribuzioni e competenze del Servizio segreto militare). Niente di niente. Ma non per i solerti schedatori. Una colpa gravissima secondo loro c'è: i magistrati pensano! Pensano e operano, a volte, in maniera che al potere politico dominante non piace. Sono magistrati che rispettano la legge? Danno prova di indipendenza? Proprio qui sta il punto. In quanto perversamente inclini ad una giustizia uguale per tutti sono scomodi per chi comanda. Sono pericolosi e vanno tenuti d'occhio. Magari neutralizzati.

Il Csm (organo che la Costituzione pone a presidio dell'indipendenza della magistratura) riceve questi strani dossier. Li esamina e alla fine approva - all'unanimità - una relazione argomentata e severa.

Con questa relazione il Csm rileva diversi punti:
· l'acquisizione della documentazione ebbe inizio subito dopo le elezioni politiche del 2001;
· fu disposta perché i magistrati oggetto di attenzione venivano considerati (in ragione dell'attività giudiziaria svolta o delle posizioni assunte nel dibattito politico-culturale) non in sintonia con la nuova maggioranza di centro-destra;
· si svolse in modo continuativo fino al settembre 2003 e in modo saltuario fino al maggio 2006;
· si proponeva di intimidire i magistrati impegnati in delicati processi, con perdita di credibilità e significativi ostacoli all'indipendente ed efficace esercizio della giurisdizione (oltre ai danni, professionali e di immagine, per i singoli);
· poteva contare sull'ausilio di appartenenti all'ordine giudiziario, anche rivestenti «qualificato incarico di supporto governativo».

Inquietante e stupefacente che tutto ciò sia potuto avvenire nell'Italia del terzo millennio. Registrandolo, il Csm non ha fatto altro che il suo mestiere. Ecco invece fior di opinionisti e di politici (compresi alcuni magistrati prestati alla politica) che incredibilmente se la prendono proprio con il Csm. Non chiedono di individuare i responsabili della squallida vicenda. Non invocano approfondimenti, trasparenza e chiarezza. Si scagliano contro il Csm. È la solita storia: quando lo specchio rivela un bubbone, invece di curarlo c'è sempre qualcuno disponibile a rompere lo specchio. Si chiama eclissi della questione morale. Negare sempre - anche di fronte all'evidenza - che possa esserci del marcio, quando serve per blindare certi interessi. Aggredire pesantemente chi cerca di far emergere la verità. Agitare cartellini rossi contro l'arbitro che pretende il rispetto delle regole, mai contro chi potrebbe averle violate. Questa è la democrazia «moderna».

Allo sconcerto istituzionale, chi scrive deve aggiungere lo sgomento personale. Il mio nome ricorre più volte nei dossier di via Nazionale. E ho lavorato a Torino, Palermo e Bruxelles, sedi che sono nel mirino di quei dossier. Ora, da più di 30 anni vivo sotto scorta. Prima le inchieste sul versante dell'antiterrorismo (Brigate rosse e Prima linea); poi la decisione di andare a Palermo subito dopo la morte di Falcone e Borsellino: una sequenza di esperienze professionali particolarmente rischiose che hanno imposto speciali misure di protezione, per me ed indirettamente per la mia famiglia. Ricordo bene i soldati di leva (era in corso l'operazione «Vespri siciliani») che a Palermo presidiavano 24 ore su 24 il pianerottolo della mia abitazione, armati di tutto punto, con intorno - sulla porta di casa - sacchetti di sabbia e rotoli di filo spinato, come fossimo in trincea. Sarò sempre grato agli uomini che (rischiando essi stessi ogni giorno) hanno saputo assicurarmi una relativa serenità. Uomini che in almeno in quattro o cinque occasioni mi hanno salvato la pelle, impedendo che fossero attuati avanzatissimi progetti di attentato. Come in quel Natale che invece di portarmi da Palermo a Torino mi sballottarono da una città all'altra, spesso chiuso dentro un furgone blindato, finchè - dopo giorni e giorni - non cessò lo stato d'allarme. Indigna scoprire oggi che mentre lo Stato mi proteggeva coi suoi uomini migliori, pezzi dello stesso Stato si davano da fare per neutralizzarmi... Dare con una mano e cercare di togliere con l'altra è schizofrenico. Sintomatico di un forte disagio della nostra democrazia. Per favorirne la deriva basterà far finta di credere che in via Nazionale non è successo nulla. E prendersela col Csm che osa dissentire.




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LA STAMPA
del 8/7/2007
LA VERITA' SUI GIUDICI
(CASELLI GIAN CARLO)
a pag. 32

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[Modificato da INES TABUSSO 12/07/2007 11.33]

INES TABUSSO