00 05/05/2007 22:53

LA DISCUSSIONE
Quotidiano della Democrazia Cristiana per le Autonomie
Fondata da Alcide De Gasperi nel 1953, ha supportato la crescita culturale, politica ed economica del nostro Paese.
Nel 2007 è iniziata un’azione di sviluppo della testata per incidere sempre di più in tutti i settori d’opinione.
Direttore politico:
On. Giampiero Catone

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LA DISCUSSIONE
4 maggio 2007
AGGRESSIONE VIA ETERE
(CATONE GIAMPIERO)
a pag.5

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giampierocatone.it/articoli/070310_ed.htm
Sabato, 10 marzo 2007
L’editoriale di Giampiero Catone

Questa Rai non ci piace

L’ ex parlamentare europeo dei Ds, Michele Santoro, una volta metteva su programmi televisivi faziosi ma – dal suo punto di vista – efficaci sul piano giornalistico; adesso - come ha dimostrato anche nella puntata sui Dico - la faziosità è rimasta, ma è scomparso il giornalismo. Michele (“Michele chi?”, come chiese polemicamente all’epoca uno dei “Professori” di viale Mazzini) è emblema e sintesi di una Rai che non ci piace, sempre meno in grado di assolvere al dovere di servizio pubblico. Un ruolo e una “mission” tanto prestigiosi e impegnativi che ogni giornalista dovrebbe rivendicare come diritti. Equilibrio, i fatti separati dalle opinioni, controllo delle fonti e della veridicità delle informazioni, libertà, lealtà verso gli utenti del servizio pubblico: la professione svolta in questo modo è quanto di meglio possa chiedere un giornalista. Certo che è quanto di più lontano dal “santorismo”, malattia infantile del post-comunismo. L’altra sera, l’agguato in diretta ai danni del ministro Clemente Mastella e l’aggressione – senza possibilità di replica e senza contraddittorio – al senatore a vita Giulio Andreotti hanno evidenziato il punto di non ritorno per un malessere che viene pagato, in tutti i sensi, dagli utenti che versano il canone. La Rai è ormai diventata un arcipelago balcanizzato di potentati, di intoccabili che nel rispettivo ambito non hanno freni né se li impongono.

Se nella cosiddetta “informazione” spadroneggia il “santorismo”, nel settore dell’intrattenimento imperversa il “baudismo”, eternità senile della immutabilità e del divieto di ogni critica fosse anche costruttiva e tendente al miglioramento della programmazione. Nel corso e subito dopo l’ennesimo Sanremo baudista, come è noto, una semplice ipotesi giornalistica, un gossip o poco più su un avvicendamento in vista della edizione del 2008, ha avuto l’effetto di scatenare l’ira funesta del Pippo nazionale. Ed è ancora poco, al ricordo abbastanza recente delle bacchettate che Baudo ritenne di dover assestare, sempre in diretta televisiva, a Benedetto XVI. Nessuno può parlare – fosse anche il Papa – se non è in linea con il “baudismo” e con il “santorismo”. In questo scenario, ieri si sono susseguiti gli avvertimenti del centrosinistra al Consiglio d’amministrazione della Rai, “colpevole” di non aver votato per intero secondo i desideri di lorsignori. Si possono immaginare le conseguenze se il “baudismo” e il “santorismo” dettassero finanche le linee complessive dell’azienda, oltre a quella dei propri feudali fortilizi.
Giampiero Catone




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giampierocatone.it/articoli/061110.htm
Venerdì, 10 novembre 2006

Tg, prove generali di regime

Una premessa è d'obbligo: la Dc non immagina nemmeno di poter censurare chicchessia, figurarsi se potrebbe mai passare alla fase operativa del bavaglio ai danni della stampa. Ma, detto questo, che sarebbe stato anche inutile precisare da parte dei democratici cristiani, s'impone un ragionamento sulla libertà di stampa nel nostro Paese, dove lo strapotere della sinistra nei mass media consente a quella parte politica di poter calpestare ogni regola professionale e di correttezza e minaccia di ridurre al silenzio i giornalisti e le testate che non obbediscono alle veline dell'Unione. Il destino ha voluto che proprio in questi ultimi giorni scoppiassero due "casi", uno realmente scandaloso e l'altro messo su ad arte per colpire il direttore del Tg2 Mauro Mazza, la sua caratura professionale e la non appartenenza al coro della stampa di sinistra. Due vicende che la dicono lunga su quale sia il clima esistente nel nostro Paese.

Il vero "caso", come è noto, è quello del programma "Annozero" di Michele Santoro: il conduttore si rifiutò di mandare in onda una telefonata di Silvio Berlusconi che intanto veniva attaccato senza contraddittorio nella ricostruzione dell'ennesima inchiesta giudiziaria. Ieri sera, Santoro ha dovuto leggere una precisazione di Berlusconi già inviata per fax giovedì scorso, ma mentre scorrevano i titoli di coda. Si tratta di un duro colpo per il "mito" di Michele Santoro, già molto appannato; ma, nonostante la scorrettezza di cui si era reso protagonista, impedendo a Berlusconi di intervenire in diretta, nessuno nella stampa nazionale si è stracciato le vesti in nome della deontologia professionale. Due pesi e due misure. Nei confronti del direttore del Tg2, invece, il trattamento è stato molto diverso, anche se Mauro Mazza non ha censurato nessuno, limitandosi a fare il proprio mestiere di giornalista. Il Tg2 ha semplicemente dato notizia di un interrogativo sollevato da un'autorevole testata spagnola, ripresa dall'agenzia Ansa, sulla possibile presenza di terroristi dell'Eta nel nostro Paese. Se il servizio pubblico non parla di un allarme per la possibile presenza di terroristi sul territorio nazionale che servizio pubblico è? Qualcuno avrebbe voluto che Mauro Mazza telefonasse al governo per chiedere lumi in merito, andando ben oltre i tempi bui delle veline; una volta arrivavano da sole, adesso si vorrebbe che i giornalisti se le andassero a cercare di persona nei Palazzi del potere della sinistra. L'aggressione ai danni di Mauro Mazza e del Tg2 è molto grave, ma ancora più grave è il silenzio assoluto delle vacche sacre del giornalismo italiano per un attentato in piena regola alla libertà di stampa. Sono le prove generali di un autentico regime.
Giampiero Catone




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