00 10/02/2007 13:48
IL FOGLIO
10 febbraio 2007
FERMEZZA EDITORIALE
Tutti i “Non possumus” dei
direttoriconlaschienadritta
La Rai gli chiede indietro la liquidazione,
ma Biagi non cede sul principio


Non possumus. Non solo l’Avvenire. Anche
la grande stampa laica pronuncia i
suoi ultimatum e comincia da par suo Enzo
Biagi che, richiesto dalla Rai di fare sì
la sua trasmissione su Rai Tre ma di restituire
intanto la cospicua liquidazione proclama
a viva voce: “Non possumus”. E un
“Non possumus”, oltre il giornale della
Santa Sede, lo scolpisce sulle vetuste mura
di Zagarolo anche Umberto Pizzi. Il celebrato
fotoreporter, richiesto dalla graziosa
ministra Giovanna Melandri di consegnare
negativi, nastri e diapositive delle feste
a casa Briatore in quel di Malindi dice:
“Non possumus”. Giorgio Bocca da par suo
chiede a Pigi Battista di cancellare le tracce
e di non far comparire più sulle pagine
del Corriere tutte le rimembranze della
giovanil prosa, tipo: la superiorità della
grappa ariana, il merlot littorio e il barbera
in camicia nera. Ma “Non possumus” è
la risposta del severo Battista.
Non possumus. Non solo il Santo Padre
ma anche la Madre Badessa, ossia Lucia
Annunziata, sibila feroce il suo “Non possumus”
a Sabina Guzzanti che rispettosamente
chiede una mezzora in tv, è più fortunato
il papà Paolo Guzzanti che invece,
aiutato da Scaramella, riesce a farsi dare
uno spazio su Televomero mentre a Mosca,
negli uffici del Kgb, gli ripetono: “Non possiamoskij!”.
Anche Barbara Palombelli nega
ventotto minuti di radio a Nanni Bazoli,
il pio editore di via Solferino. E “Non possumus”
dice la dura Barbara quando tutti i
direttori della Rcs la supplicano in ginocchio
di tornare al Corriere. E trionfo di
“Non possumus” è lo stesso giornale di
Paolo Mieli quando proprio lui, stremato
da un Ernesto Galli della Loggia ormai preso
dalla fregola di far corsivi ovunque, non
può che opporgli un chiaro e reboante
“Non possumus”, con un addendum di memorandum
all’ultimatum: “Caro Ernesto,
quando è troppum è troppum”.
Non possumus. Paolo Bonaiuti approfitta
del nuovo Panorama in arrivo e chiede a
Pietro Calabrese di abbondare in lifting e
capelli per ogni foto del Cav: “Non possumus”
risponde il direttore del settimanale.
E aggiunge: “A ognuno la propria pelata”.
E l’altro “Non possumus” se lo prende Carlo
De Benedetti da Carlo Caracciolo. Gli ha
chiesto di scrivere editoriali per Libération.
L’argomento di per sé, in sintonia con
l’attualità dei diritti e dei doveri delle coppie
conviventi, ovvero la questione delle
unioni di fatto, era già araldico: “Dica Dico,
dica Duca”.
Non possumus. Carlo Rossella chiede all’entrante
Clemente J. Mimun come direttore
del Tg5 di presentarsi calzante scarpette
Tod’s ma il Mimun, sfegatato laziale, risponde
“Non possumus: Paolo Di Canio e Daniela
Fini mi farebbero fare due giri di stadio
a forza di pernacchie. E poi: le indossa già
Aldo Biscardi. Il principe dei “Non possumus”
resta comunque Gianni & Riotto detto
Johnny. In linea con il Vaticano e al tempo
stesso con Romano Prodi il direttore del
Tg1 sentenzia un “Non possumus” quando
Totò Cuffaro lo invita ufficialmente a non festeggiare
la sigla Dico, diritti e doveri delle
coppie conviventi, solo tra radical & chic,
ma anche con il popolo, con un’apposita
campagna di baci tra famiglie chiuse, famiglie
aperte e famiglie di rispetto.


INES TABUSSO