00 15/09/2006 14:24



www.senato.it

15 settembre 2006
Intercettazioni telefoniche: audizioni in 2a Commissione

La Commissione Giustizia ha ascoltato il 14 settembre i rappresentanti del Consiglio Nazionale Forense e il capo ufficio indagini della Federazione italiana giuoco calcio (Figc), dott. Francesco Saverio Borrelli, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul fenomeno delle intercettazioni telefoniche.

Il 13 settembre si erano svolte le audizioni del sostituto procuratore Pietro Saviotti e del direttore del Servizio Antiterrorismo della direzione generale di polizia di Prevenzione Franco Gabrielli,di Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, accompagnato da Francesco Deleo, di Cuno Tarfusser, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Bolzano, di Gaetano Coscia, responsabile rapporti istituzionali di Vodafone, accompagnato da Pietro Guindani, Bianca Maria Martinelli, Stefano Bargellini, Saverio Tridico e Giuseppe Femia.




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21/09/2006 - "L' ESPRESSO", Pag. 17
007 CLEMENTE
di: P.D.N.

www.difesa.it/files/rassegnastampa/060915/BZ1SB.pdf




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IL CAMPANILE
QUOTIDIANO DEI POPOLARI UDEUR
15/09/2006
UN’AGENZIA PER LA SICUREZZA DEI DATI
Intercettazioni, la proposta del Guardasigilli. Fabris: meglio riportare tutto sotto il controllo statale
di Manuela D’Argenio

Alla ricerca della giusta via. La questione delle intercettazioni telefoniche torna a tenere banco nella commissione Giustizia di palazzo Madama, dove il capo ufficio indagini della Figc, Francesco Saverio Borrelli, traccia le linee-guida che, a suo parere, bisognerebbe seguire. «Credo che lo scandalo del dilagare delle intercettazioni telefoniche richiedeva, e richiede, necessariamente un intervento restrittivo del legislatore», spiega l’ex procuratore. Un intervento che, aggiunge, «deve essere calibrato con molta attenzione, con molta prudenza, perché non si deve indebolire l'organo dell'accusa piazzando dei paletti troppo stretti». Insomma, una via di mezzo tra il diritto all’informazione dei giornalisti e quello d’indagine dei magistrati. Anche perché senza la giusta misura, si recherebbero danni «alle indagini sulla criminalità organizzata, sul terrorismo e sulle forme più gravi di delinquenza, dove le intercettazioni sono assolutamente indispensabili, come ormai l’esperienza di vari decenni ci insegna». Quello che andrebbe evitato, per Borrelli, è che «il contenuto delle intercettazioni venga divulgato prematuramente, o in qualche caso quando non hanno nessun interesse ai fini del processo». Un equilibrio che dovrebbe essere tutto racchiuso del disegno di legge governativo che si appresa ad essere votato in Parlamento. Anche se, il presidente della commissione Giustizia del Senato, Cesare Salvi, lancia un allarme: «E’ una legge fantasma - sbotta il diessino - potete trovarne il testo su internet, ma in Parlamento non risulta pervenuto, né alla Camera né al Senato, un desaparecido parlamentare». Una segnalazione, tuttavia, smentita da Gino Capotosti, dei Popolari-Udeur, che al contrario, ricorda che «lo scorso martedì in commissione c’è stata una collazione di tutte le proposte di legge, e la prossima settimana (mercoledì, ndr) si riunisce di nuovo la commissione per consegnare il testo al Parlamento». Dunque, iter partito. E quanto ai contenuti, una forte assonanza con le raccomandazioni di Borrelli: «La nostra – spiega il capogruppo in alla Camera in commissione Giustizia – non intende limitare il potere d’indagine dei magistrati, ma mira a garantire una maggiore riservatezza della sfera privata di tutti i cittadini». E in ogni caso, a delegittimare le accuse di Cesare Salvi, arriva un’indiscrezione dell’Espresso in edicola oggi, che annuncia il progetto di un’Agenzia per la sicurezza nell’accesso e nella gestione dei dati delle intercettazioni (in sigla Asi), da istituire all’interno del ministero della Giustizia. Una sorta di Authority, in sostanza «per creare – scrive il settimanale - un sistema unico nazionale per la gestione delle intercettazioni». In modo da semplificare «il lavoro dei magistrati, che ora marciano ciascuno per proprio conto appoggiandosi ai singoli gestori che, per legge, debbono provvedere alle intercettazioni richieste». Indiscrezione, a ben guardare, suffragata da Mauro Fabris, capogruppo alla Camera dei Popolari-Udeur, e curatore del progetto di Mastella, che spiega meglio: «Sono troppi e soprattutto spesi male i soldi, visto il mercimonio fatto dai privati sulle intercettazioni. Meglio riportare tutto sotto il controllo statale, ci guadagneremo anche in sicurezza visto che le compagnie non potranno più fare intercettazioni, pena la decadenza della concessione». Insomma, l’Asi si sta rivelando anche un business: «per la realizzazione del sistema - chiude l’Espresso - hanno già manifestato interesse Finmeccanica, Ericsson e Telecom




INES TABUSSO