00 21/08/2006 22:39



Da usare in occasione di annunci di lotta agli evasori:

All'ordine Facite Ammuina: tutti chilli che stanno a prora vann' a poppa e chilli che stann' a poppa vann' a prora: chilli che stann' a dritta vann' a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann' a dritta: tutti chilli che stanno abbascio vann' ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann' bascio passann' tutti p'o stesso pertuso: chi nun tiene nient' a ffà, s' aremeni a 'cca e a 'll à.




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LA STAMPA
21 agosto 2006

Anagrafe tributaria Controlli più rigidi anche sui dipendenti
rassegnastampa.mef.gov.it/t-web/pdf_fr.asp?contatore=168299&filepdf=0821I0018.PDF&datarassegna=21...

Coppi: bene Visco, troppi avvocati evadono (intervista)
rassegnastampa.mef.gov.it/t-web/pdf_fr.asp?contatore=168310&filepdf=0821I0029.PDF&datarassegna=21...




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CORRIERE DELLA SERA
21 agosto 2006
UN PATTO SULLE TASSE
MICHELE SALVATI
rassegna.governo.it/dettaglio.asp?d=9562258




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LA STAMPA
20 agosto 2006
FENOMENO. PROMOSSA LA LINEA DURA DI VISCO. «IL PROFILO DI CHI NON PAGA L’ERARIO NELLA MAGGIOR PARTE DEI PAESI CORRISPONDE AL LAVORATORE AUTONOMO»
L’Ocse: se fa paura, il Fisco incassa di più
Sfatato il mito degli italiani grandi evasori: «In Germania le aziende eludono 65 miliardi l’anno»
di Alessandro Barbera


ROMA. In Danimarca, dove le tasse sono le più alte d’Europa, pare funzioni la delazione. Soprattutto contro chi, per evitare di pagare l’esorbitante imposta di registro, va a comprarsi la Bmw direttamente in Germania. Su cento accertamenti dell’ufficio delle tasse di Copenaghen venti sono frutto di denunce spontanee. Ultimamente i finanzieri danesi hanno preso di mira i chioschi dei pachistani.

Appena trovano sugli scaffali qualche barattolo importato illegalmente hanno il potere di svuotare il negozio. In Gran Bretagna, dove di tasse se ne pagano molte di meno, presto gli ispettori fiscali avranno poteri di polizia: potranno perquisire, prendere impronte digitali, arrestare. In Irlanda, dove di tasse se ne pagano ancor meno che in Inghilterra, l’evasione ha raggiunto livelli tali da costringere il governo ad accertamenti di massa: dodicimila controlli su altrettanti conti correnti hanno fatto emergere un miliardo di euro evasi.

Controlli di fronte ai quali l’anagrafe tributaria di Vincenzo Visco rischia di impallidire ma che fanno comunque dire all’Ocse di Parigi che, se necessario, spaventare il contribuente serve. L’evasione in Europa è un fenomeno tutt’altro che sconosciuto. Ieri l’ufficio studi degli artigiani di Mestre denunciava che il 41% delle grandi imprese dichiara reddito zero. Segno che attorno ai lavoratori autonomi si sta scatenando un clima da caccia alle streghe. In Germania si discute dei 65 miliardi che le grandi aziende l’anno scorso avrebbero sottratto al fisco. Ma spesso, come dimostra il caso irlandese, i controlli sono più severi che da noi.

Donal Godfrey, «principal administrator» della divisione politiche fiscali dell’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione economica di Parigi spiega che - pur senza mai citarlo - quella del viceministro alle Finanze Vincenzo Visco è l’unica strada per combattere l’evasione: stanare l’evasione laddove si annida. Non è una questione di livello della tassazione: nei Paesi nordici, dove è altissima, il tasso di evasione è molto basso. Ma il rapporto di fiducia fra cittadino e contribuente in qualche modo incide. «I contribuenti - dice in un’intervista all’agenzia AdnKronos - sono sensibili al modo in cui lo Stato spende i soldi».

Le statistiche dicono che se vengono spesi bene, la gente è indotta a pagare. Viceversa, se lo Stato spende male, la gente tende ad evadere. Il resto lo fanno gli scarsi controlli. «Il boom e la deregulation dei primi anni novanta spinse molti irlandesi a fingersi non residenti. Pensavano che non sarebbero stati scoperti e, anche se scoperti, pensavano che era meglio così perché anche con la multa avrebbero pagato meno». Ora non è più così. E il clima, a quanto pare, è cambiato. Più che la durezza delle misure, dicono all’Ocse, sembra avere successo la determinazione del governo.

E la percezione che ne hanno i cittadini, come dimostrerebbe, fra gli altri, il caso australiano. Nel regno dei canguri il governo ha recuperato in pochi mesi tre miliardi di dollari australiani. Non sono cifre altissime, se si considera, tanto per rimanere a casa nostra, che in Italia la somma di evasione fiscale e contributiva raggiunge i trecento miliardi di euro all’anno. C’è inoltre una parte di redditi che al fisco sfugge comunuque. Quelli di chi, di fronte a quella che considerano una vessazione, porta i capitali all’estero. Spesso ci si dimentica - è l’argomento dei più liberisti - che politiche fiscali nazionali oggi devono fare i conti con la libera circolazione dei capitali.

Almeno in Europa, e soprattutto se si ha una società. Proprio il governo irlandese, lo stesso che ha scovato un miliardo di tasse evase, in questi giorni ha scoperto che la «U2 Limited», la società che amministra i quasi settecento milioni di euro di patrimonio della band di Bono Vox, a giugno ha cominciato a trasferire il capitale da Dublino ad Amsterdam. Nel Paese in cui l’imposta sulle società è fra le più basse del continente.




INES TABUSSO