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VA BE', NON HA MINACCIATO QUERELE, NON HA GRIDATO AL COMPLOTTO, MA LA RISPOSTA CHE HA DATO NON ERA MOLTO ORIGINALE.
COMUNQUE, D'ACCORDO CON PADELLARO QUANDO SCRIVE "IL RISCHIO CHE ABBIAMO CORSO E L'OCCASIONE CHE NON POSSIAMO PERDERE".
MA, PER FAVORE, METTIAMOCI TUTTI UN PO' DI BUONA VOLONTA', NON SOLO GLI ELETTORI.



L'UNITA'
20 maggio 2006
Il governo e l´Unità
Antonio Padellaro

L´invito al dialogo del nuovo Guardasigilli Clemente Mastella è stato accolto con un certo sollievo dalla magistratura italiana, che dopo la cura Castelli (e relativa riforma) può finalmente confrontarsi con un ministro disposto ad ascoltare anche le ragioni degli altri. Pensiamo che al suo esordio Mastella si sia mosso bene anche sull´altra questione sollevata dalla stampa inglese (Economist e Guardian) e da l´Unità (Marco Travaglio) riguardo a un episodio peraltro già noto: la sua partecipazione come testimone di nozze al matrimonio del mafioso (poi pentito) Francesco Campanella. La questione andava posta affinché non ci fosse nessuna ombra sul responsabile della Giustizia, alle prese con un difficile compito di ricomposizione tra i poteri. Invece di minacciare querele o di mettersi a urlare al complotto come avrebbero fatto quelli del Polo, Mastella ha tranquillamente spiegato come stavano le cose. Ha detto che all´epoca dei fatti non era a conoscenza delle particolari «circostanze» che riguardavano lo sposalizio, cosa del resto che aveva già spiegato ai giudici. Si è chiesto, infine, se non ci fosse una certa «perfidia» nel tirare in ballo cose di questo genere il giorno successivo al suo giuramento.

Vorremmo tranquillizzare il ministro: nessuna perfidia ma, da parte nostra, solo il tentativo di impostare su criteri di assoluta trasparenza e lealtà il rapporto con il governo dell´Unione. Proprio perché lo consideriamo una pagina nuova e, speriamo, molto positiva per la democrazia italiana. Insomma, Mastella ha risposto perché l´Unità ha domandato. Questo dovrebbero fare tutti i giornali, e a maggior ragione quelli con forte identità politica e spiccato senso dell´autonomia. Come cercheremo di spiegare meglio approfittando, come si dice, dell´occasione.

Trasparente è stato per cinque anni il nostro atteggiamento verso il governo Berlusconi che abbiamo duramente osteggiato. Ma non per partito preso (o almeno non all´inizio). Certo sarebbe stato assurdo se l´Unità avesse accolto festosamente la vittoria elettorale di un blocco politico che faceva riferimento a tutta un´altra storia rispetto a quella nella quale il giornale fondato da Antonio Gramsci è da 82 anni saldamente radicato.

Da questa parte, c´erano le forze che hanno dato vita alla Costituzione nata dalla Resistenza. Da quella, un partito azienda, un movimento padano con forti venature secessioniste e xenofobe e una destra di sicura fede democratica ma che conserva nel simbolo la fiamma del fascismo che fu. Il tutto tenuto insieme da un miliardario con trascinanti pulsioni padronalpopuliste oltre che da un patto firmato dal notaio.

Eppure, riconoscemmo subito la legittimità di quella compagine nella quale non mancammo di individuare alcuni nomi di sicura autorevolezza quali, ad esempio, Renato Ruggiero e Letizia Moratti. Il primo, fortemente ancorato a una visione di tipo europeo, proprio per questo durò alla Farnesina lo spazio di un mattino. La seconda, ben presto dimentica dei sempre conclamati valori liberali e laici trasformerà ben presto l´istruzione pubblica in un guazzabuglio di prevalente stampo privatistico e confessionale. Il resto è noto. Potevamo forse dare credito alla Casa delle leggi ad personam, delle tv al servizio di uno solo e alla cultura politica che ne discende? Quella, per intenderci, che ancora ieri ha prodotto l´incredibile gazzarra contro Ciampi e i senatori a vita. Certo che abbiamo nutrito un forte pregiudizio nei confronti del governo Berlusconi. Ma eravamo in compagnia della metà degli elettori italiani, più ventiquattromila.

Adesso, però, con l´avvenuto insediamento del governo Prodi ci sentiamo proporre una litania di maliziose domande su come ci comporteremo e su cosa scriveremo. Si paventano forme improvvise di daltonismo politico, talché ciò che fino a ieri era di colore nero (il declino dell´economia, la precarietà giovanile, l´illegalità debordante), domani ci apparirà di un abbagliante candore. Risponderemo con due citazioni di sinistra. La prima è di Massimo D´Alema che durante un forum dell´Unità nei giorni caldissimi dell´affare Unipol, a proposito delle critiche rivolte ai dirigenti diessini dalla stampa più vicina all´Unione rispose che i vari amici sono quelli che ti aiutano a non sbagliare, e a non sbagliare più. Poi c´è Fausto Bertinotti a cui qualcuno chiedeva se non temesse l´emergere di malumori nel popolo di centrosinistra per l´estenuante tira e molla sui ministri. Risposta del presidente della Camera: e invece la nostra gente è felice perché non dimentica che soltanto pochi giorni fa c´era Berlusconi e oggi c´è Prodi; e nessuno intende più tornare al passato.

Seguiremo entrambi i consigli. Da veri amici cercheremo di fare le domande giuste. Come già è avvenuto con il ministro della Giustizia o a proposito delle donne nel governo (poche e con poco potere) o dei sottosegretari (troppi). Non dimenticando mai, però, il rischio che abbiamo corso e l´occasione che non possiamo perdere.
apadellaro@unita.it


INES TABUSSO