00 18/05/2006 18:52


"Chi sta a casa non ci apprezzerà per la eventuale nomina di un manipolo di fedelissimi amici, ma per la qualità di quanto si vedrà sugli schermi o si ascolterà dalla radio."



IL MANIFESTO
18 maggio 2006
il commento
Basta con le censure, liberiamo la Rai
Giuseppe Giulietti*

E' davvero penoso che, anche dopo il risultato elettorale, si sia costretti a scrivere delle censure e delle epurazioni ancora in atto a viale Mazzini e dintorni. Nella sua lettera, pubblicata ieri, di risposta all'articolo di Norma Rangeri, l'ex direttore generale della Rai, Agostino Saccà, respinge ogni accusa sia in merito alla mancata trasmissione dedicata ai giudici Falcone e Borsellino, sia alle modalità di esecuzione di quell'editto bulgaro stilato da Berlusconi, all'origine della cacciata di Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi. Saccà dimentica di esplicitare i mandanti politici e gli esecutori aziendali.

Chi ha inventato la vergognosa «balla della par condicio?» Chi ha disonorato con il suo comportamento l'azienda pubblica? Quanto all'editto bulgaro non c'e argomentazione che possa annullare il collegamento temporale e politico tra la scomunica berlusconiana: («hanno fatto un uso criminoso della tv... non dovranno più tornare fino a quando non si saranno ravveduti...»), e l'esecuzione dell'ordine. Da quel momento i tre sono spariti, i loro programmi soppressi.

Trovo tristissimo che i diversi gruppi dirigenti abbiano affidato ogni decisione al risultato elettorale. Questa discussione, tuttavia, può consentirci di dare uno sguardo al futuro, per evitare, anche da parte nostra, la ripetizione di vecchi errori.
Tante cittadine e cittadini, e non solo di sinistra, ci giudicheranno anche per la capacità di rompere con vizi e schemi consolidati. La Rai di domani, anzi di oggi, perché non c'è tempo da perdere!, dovrà essere percepita come l'impresa più libera, più coraggiosa, più sobria. Chi sta a casa non ci apprezzerà per la eventuale nomina di un manipolo di fedelissimi amici, ma per la qualità di quanto si vedrà sugli schermi o si ascolterà dalla radio.
In questi ultimi anni, e non solo durante la stagione berlusconiana, la Rai ha finito per assomigliare, sempre più, a Mediaset. Le modalità di composizione del palinsesto, il marketing, i linguaggi, l'agenda dei temi e persino i gruppi dirigenti sono diventati sempre più uguali.

Dalla tv pubblica sono spariti, sia pure con le consuete e dovute eccezioni, grandi questioni (guerra e pace, lavoro, precariato), ma anche i nuovi linguaggi (cinema, musica, teatro, comicità, audiovisivo. La ricerca e il coraggio dell'investigazione giornalistica sono diventati degli autentici disvalori politici e professionali. Il berlusconismo ha messo radici ovunque.
E' un duopolio a una testa, una sorta di novello mostro del pensiero semi-unificato e condizionato unicamente dalla ricerca dell'ascolto e del denaro. Il nuovo governo e il nuovo gruppo dirigente della Rai ci dovrebbero stupire con effetti speciali, individuando un direttore generale bravo, competente, libero, dotato di una forte sensibilità per il prodotto e per i diritti dei cittadini. Impossibile? No, possibilissimo! Lo ha fatto Zapatero nella vicina Spagna, affidando la tv pubblica a una straordinaria signora, studiosa di etica e di comunicazione. Adesso stanno lavorando a una legge che allontani il governo e i partiti dal controllo dei media pubblici.

Questa medesima proposta, in Italia, è stata rilanciata da Tana De Zulueta in un progetto di legge di iniziativa popolare che ha raccolto migliaia di firme. Perché in Italia non si potrebbe importare il modello spagnolo e finalmente sganciare il servizio pubblico dalle catene che lo soffocano? Dove sono i liberali, di destra e di sinistra? E' arrivato il momento di esserlo nelle scelte concrete.
La liberazione della Rai dai lotti e dai feudi, l'avvio di una radicale autoriforma, la nomina di un direttore generale adeguato a questo coraggioso progetto potrebbero essere uno straordinario biglietto da visita per Prodi e per tutta l'Unione.

* deputato Ds




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LA PADANIA
17/05/2006
rincorsa al POTERE
La sinistra comincia l’occupazione. Il primo “scalpo” è di Mimun

Pronti. Partenza. Via! La caccia alle poltrone è iniziata. In anticipo sui tempi, come consuetudine. Il nuovo Governo non ha ancora fatto in tempo ad insediarsi che il centrosinistra è già pronto ad ammantare voracemente tutti i posti di potere vacanti. E se vacanti non sono? Non c’è problema perché ben presto, si può esser certi, lo diventeranno...
Il segnale inequivocabile è arrivato con le dichiarazioni di Fabrizio Morri, responsabile dell’informazione dei Ds, che rispondendo ad una domanda di Pierluigi Diaco sul futuro della Rai, durante la trasmissione “Eralarai21.15” ha sparato: «Non spetta a me deciderlo, ma credo che presto dovrà cambiare il direttore del Tg1». Poi, non ancora soddisfatto, ha deciso di rincarare la dose: «Mimun ha diretto in maniera del tutto parziale il primo telegiornale del Paese. Comunque, bisognerà fare prima un nuovo direttore generale, mentre sono convinto che il Cda può continuare a lavorare».
Il ministro delle Comunicazioni uscente Mario Landolfi, utilizza un ossimoro di forte impatto per criticare con veemenza le parole di Morri: «A parti invertite - sottolinea infatti Landolfi - l’annuncio del responsabile dell’informazione dei ds Morri di togliere la direzione del Tg1 a Clemente Mimun avrebbe già mobilitato la federazione Nazionale della Stampa e l’Usigrai, che avrebbero prontamente espresso ferme prese di posizioni ed indignate reazioni. Ora invece registriamo un silenzio assordante. Vuoi vedere che con la sinistra al Governo le epurazioni diventeranno “vacanze premio”?»
Dalle fila di Forza Italia giunge il caustico commento di Piero Testoni che parla di «longa manus della sinistra» che comincia ad agire prima ancora che il Governo Prodi abbia emesso «il primo vagito». L’esponente azzurro attacca ancora: «Di parzialità smaccata ha bisogno questa Unione che non trova il bandolo della matassa se non nella occupazione del potere. Pubblico naturalmente».
Murizio Gasparri, di Alleanza Nazionale, ironizza: «Vi consiglio di mettere Mastella al Tg1. Così risolvete la grana di chi mandare alla Difesa. A Mastella spetta di diritto il Tg1: sta con L’Unione, ma soprattutto è un dipendente in aspettativa dalla Rai».
Nessun giro di parole anche per Gianfranco Rotondi, segretario della Democrazia Cristiana: «Le sprovvedute dichiarazioni di Morri contro il direttore del Tg1 Mimun lasciano il tempo che trovano. Morri prima di straparlare segua attentamente il Tg1 e si renderà conto che tutte le forze politiche sono trattate in maniera equilibrata». «Rimproverare Mimun di faziosità - osserva Rotondi - è francamente fuori luogo e inopportuno».
Guido Crosetto di Forza Italia parla di «primi segnali di regime» spiegando come «le persone non sono giudicate in base alla professionalità e neanche in base all’appartenenza». «Un atteggiamento simile - prosegue Crosetto - va combattuto in ogni modo fin da subito perché mina le radici della democrazia». «Il centrodestra - ricorda ancora il deputato azzurro - nominò presidente della Rai Petruccioli, dando un segnale di democrazia seria. Il rischio ora è che questo centrosinistra affamato e vorace voglia controllare tutto, dal direttore generale all’acquisto della carta igienica».
Sulla carta igienica si può, fin d’ora, promettere di rispettare con deferenza ogni decisione verrà assunta dal nuovo esecutivo. Ma per quanto riguarda i posti di potere si auspicherebbe una dose, seppur minima, di imparziale equilibrio...
Gi.Ga.





INES TABUSSO