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LA STAMPA
11 aprile 2006
«Cosa chiediamo al nuovo Governo»
MERCATO DEL LAVORO
di Tito Boeri

Le riforme del mercato del lavoro attuate in questi anni ci hanno lasciato in eredità un mercato del lavoro più dinamico, ma al tempo stesso più segmentato e complesso. E al dualismo fra Nord e Sud, si è aggiunto il dualismo fra contratti permanenti e contratti flessibili. Oltre ad essere iniquo, questo nuovo dualismo è inefficiente e insostenibile perché scoraggia datori di lavoro e lavoratori a investire in capitale umano, ciò che può meglio proteggere la sicurezza dell'impiego, e perché i lavoratori impiegati con contratti diversi da quelli a tempo indeterminato, quasi sempre i più giovani, hanno scarsi contributi previdenziali in un sistema pensionistico per loro basato sul metodo contributivo. Di questo passo, accederanno a pensioni che non saranno superiori a un terzo della loro retribuzione media, spesso al di sotto della linea di povertà.

Ci sono tre cose da fare al più presto.

Primo, bisogna introdurre un salario minimo e un'aliquota contributiva minima applicabili a tutti i tipi di lavori, lasciando che le parti sul mercato del lavoro elaborino qualsivoglia forma contrattuale, che sarà considerata lecita nella misura in cui risulta compatibile con gli standard minimi.

Secondo, bisogna definire un percorso di ingresso nei contratti di lavoro permanenti, per tappe, che eviti la creazione di un doppio mercato del lavoro. Questo percorso potrebbe prevedere un periodo di prova più lungo, un periodo di inserimento in cui il lavoratore è protetto dalla tutela obbligatoria e poi il passaggio a tutti gli effetti alle tutele previste dalla normativa attuale per i contratti a tempo indeterminato. Il contratto è, comunque, fin da subito, a tempo indeterminato. Al contempo, si dovrebbe ridurre la durata massima del contratto a tempo determinato a due anni. In questo modo, i contratti temporanei saranno indirizzati soltanto a prestazioni lavorative veramente a termine, mentre il periodo di prova lungo permetterà alle imprese di decidere con maggior flessibilità l'assunzione a tempo indeterminato.

Terzo, è opportuno ridurre il cuneo fiscale e contributivo in un disegno di riequilibrio della tassazione di lavoro e capitale. Meglio concentrare la riduzione del cuneo contributivo sui salari più bassi. Questo servirebbe al contempo ad aumentare la competitività del sistema, portare ad emersione di lavoro nero e conciliare gli sgravi fiscali con il mantenimento del metodo contributivo nel calcolo della pensione.


INES TABUSSO