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cfr.
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IL GIORNALE
13 febbraio 2006
Il sondaggio Swg e quella verità che spaventa i Ds
- di Redazione -

Ieri Roberto Weber, presidente della società demoscopica Swg, ha diffuso
alle agenzie di stampa la seguente nota: «Il Giornale di oggi pubblica notizie
false, senza alcun fondamento, dati che non corrispondono a quanto rilevato
dal nostro istituto. Alla fine di gennaio abbiano terminato una ricerca molto
seria basata su un campione assai ampio di 14mila unità. Se è vero che da
dicembre a gennaio la forbice tra i due poli si è leggermente ridotta, non
è assolutamente vero, come sostenuto nell'articolo, che in alcune regioni
fondamentali per il premio di maggioranza al Senato ci sia stato alcun sorpasso
della Casa delle libertà, penso al Piemonte. Anzi è vero il contrario: tra
le quattro regioni considerate strategiche per il risultato finale, ovvero
Friuli, Puglia, Lazio e appunto Piemonte, quest'ultima è quella che dà ormai
un dato direi consolidato a favore dell'Unione. Viceversa lo scarto rimane
piccolo ma invariato in Friuli, altrettanto stabile in Puglia, mentre s'è
ridotto per un recupero della Cdl nel solo Lazio.
Infine l'andamento generale delle rilevazioni di queste settimane appare
sempre più vicino a quello che riscontrammo all'epoca delle ultime regionali».

Risponde l'autore dell'articolo
Preso atto della smentita del presidente della Swg e di quella successiva
del segretario dei Ds Piero Fassino, dobbiamo confermare quanto scritto ieri.
Nell'ultima settimana, infatti, è arrivato ai vertici del partito un sondaggio
della Swg che vede l'Unione in svantaggio di quattro seggi a Palazzo Madama
per effetto della nuova legge elettorale che prevede premi di maggioranza
«regionali» per il Senato.
Il sondaggio, peraltro, è stato oggetto di dibattito tra i dirigenti del
partito, fino a uscire dalla ristretta cerchia della segreteria e passare
nelle mani di qualche autorevole amministratore locale. E oltre al «sorpasso»
della Cdl in Piemonte di cui si è detto ieri, dalla rilevazione risulta pure
una situazione di estremo equilibrio (che al Botteghino definiscono «preoccupante»)
in Friuli-Venezia Giulia.
Tanto ci risulta, tanto abbiamo scritto. Senza alcun intento di fare «pubblicità
ingannevole», come qualcuno polemicamente sostiene. Nella titolazione di
ieri, infatti, nessuno ha taciuto il fatto che l'Unione è in «vantaggio di
4,5 punti percentuali». E il fatto che il Senato sia a rischio di impasse
è cosa di cui dibattono da mesi politologi, editorialisti e, soprattutto,
leader politici dell'uno e dell'altro schieramento. Ultimo, ma solo in ordine
di tempo, Pier Ferdinando Casini.



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DA UN VECCHIO ARTICOLO DI MASSIMO FINI (Il Borghese, 19 novembre 1997):

"Sabato 8 novembre Vittorio Feltri pubblicava sul suo Giornale la più gigantesca
smentita che la storia del giornalismo italiano ricordi: occupava la «spalla»
di prima e due intere pagine all'interno. Vi si dava atto che le accuse di
tipo penale che Il Giornale rivolge a Di Pietro da circa due anni erano tutte
infondate. Una cosa penosa e dai risvolti grotteschi. L'articolo portante,
firmato da Andrea Pasqualetto, era intitolato «Dissolto il grande mistero:
non c'è il tesoro di Di Pietro». Ma chi aveva mai parlato di «tesoro di Di
Pietro»? Nessuno, tranne Andrea Pasqualetto e Il Giornale. I quali hanno
«dissolto» un mistero che loro stessi avevano creato. Un vero scoop. Ma,
a parte ciò, con quella smentita Feltri si rimangiava due anni di linea politica
del Giornale, perché erano due anni che non passava giorno che il quotidiano
dei Berlusconi non pubblicasse pagine e pagine di accuse penali ad Antonio
Di Pietro. È come se Feltri avesse detto ai suoi lettori: per due anni non
vi abbiamo raccontato altro che balle. L'8 novembre è stato l'8 settembre
del Giornale".



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DA "Mani Pulite La vera storia", di Barbacetto, Gomez, Travaglio, pag.550:

""Caro Di Pietro", scrive Feltri [allora direttore del Giornale, ndr.], "non fatico a riconoscere i miei errori... sono lieto di scoprire che un sentimento ci accomuna: il desiderio di dare in futuro più spazio alla simpatia che alla diffidenza. Una cosa comunque tengo a ribadirla: quando ti conobbi a Bergamo, giovane magistrato, ero sicuro che avresti fatto strada. Ti stimavo e non ho mai cambiato idea". Seguono due intere pagine firmate dal giornalista Andrea Pasqualetto, che smentisce il contenuto dell'intervista da lui stesso fatta nel 1995 a Maurizio Raggio e le decine di articoli del Giornale volti a dimostrare che Di Pietro aveva venduto le indagini su Pacini Battaglia in cmbio di una tangente di 5 miliardi, lira piu' lira meno. Titolo cubitale: «Dissolto il grande mistero: non c'è il tesoro di Di Pietro»".
INES TABUSSO