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LA REPUBBLICA / AFFARI & FINANZA
6 febbraio 2006
OLTRE IL GIARDINO
Le tante vite politiche del compagno Cicchitto
di ALBERTO STATERA


Se fosse per noi, par condicio o no, non rinunceremmo per nulla al mondo alla "mite e ridente offensiva del Cav. in Tv", come la chiama Giuliano Ferrara. Perché ogni volta che il faccione incipriato del premier spara dal video, obnubilando la dentiera di Bonolis e i nei di Vespa, ci prende un delizioso stranguglione risarello in bianco e nero. Il fotogramma con la faccia senza cerone del principe De Curtis nelle vesti di Antonio Latrippa: "Votantonio, Votantonio, Votantonio".
Hai voglia a dire. Se ci privassero prima del tempo del Cav., dopo averci già orbati della coppia VitoSchifani, oscurata perché faceva cabaret più del capo, non ci resterebbe che il labbro brezneviano e l'espressività Comintern, da Terza Internazionale, di "Fabiziocicchittosignorileortolanigelli" (copyright del sullodato Giuliano Ferrara). Non che Cicchitto, per carità, non allieti anche lui le nostre serate, con mascella serrata e labbro esposto, conservati intatti dai tempi del marxismo cicchittismo (copyright Fortebraccio).
Soprattutto ora che è stato incaricato di difendere dalla perfida satira comunista Mamma Rosa tutta "Sturm und Drung", parola di figlio, e di dimostrare in diretta su "Primo Piano" di Rai 3 non solo che la carta stampata è comunista all'85 per cento, ma che la ParigiDakar televisiva del suo capo, 90 milioni di "contatti" in pochi giorni, è più corta della BolognaBorgo Panigale di Prodi.
Per cui Ciampi, D'Alema, Fassino, Prodi stesso, se in un rigurgito stalinista ci vogliono privare del "mite e ridente" Cavaliere, ci conservino almeno in video il compagno Fabrizio, un fenomeno unico, un oggetto televisivo portentoso, mostruosamente più forte di qualunque reality show.
Per convincerli, bisogna forse spiegargli che quel Cicchitto lì, schierato da Berlusconi preferendolo a Bondi, il trappista di casa che in fondo era un comunista all'acqua di rose, non è un omonimo, ma è proprio quel ragazzo rouge, quel panzer ultracomunista che tuonava nelle fila dei socialisti lombardiani, recitava Marx a memoria, se la prendeva con la nostra repubblica plutodemocraticoborghese, con l'America, con la Cia, con i servizi italiani deviati e con la Dc, che aveva inventato le Brigate Rosse per escludere il Pci dal potere. Persino a Botteghe Oscure, ai tempi di Berlinguer, lo consideravano un trinariciuto rompipalle. Lui rispondeva con dotte analisi sul filo delle concezioni gramsciane sul sovversivismo delle classi dirigenti e immancabilmente esclamava: "Non c'è niente di peggio del sovversivismo moderato!" E aggiungeva: "Tv privata? Gli squali attendono". Mentre lo diceva lo si scoprì anni dopo indossava il grembiulino di Licio Gelli, tessera P2 numero 945, diventando fratellino dello squalo Silvio Berlusconi, che per aver mentito sull'iscrizione a quella loggia "massonicoaffaristicospionisticoricattatoria" (ancora Ferrara) ha commesso il delitto di falsa testimonianza, dichiarato estinto dalla Corte d'Appello di Venezia "per intervenuta amnistia".
Riccardo Lombardi, di fronte alla confessione del suo ragazzo rouge, pianse. Gaetano Arfè, invece, molto tempo dopo, in piena età berlusconiana, colse le potenzialità televisive dell'ex giovanotto di Campobasso: "Quando lo sento parlare in Tv provo un senso di repulsione per come si può rovesciare l'estremismo e farne una professione".
Un perfetto mostro televisivo, un po' capra, un po' cervo, un po' chissà che altro, un Ircocervo, come, per l'appunto, si chiama la rivista del compagno Cicchitto.
Almeno lui non ce lo togliete.

a.statera@repubblica.it

INES TABUSSO