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IL MANIFESTO
26 gennaio 2006
NEL NOME DE L'UNITA'
VALENTINO PARLATO

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L'UNITA'
26 gennaio 2006
«L’Unità scrive, poi qualcuno cerca di farmi fuori»
Gravissima accusa di Berlusconi contro il nostro giornale in televisione a Sky tg 24
A Palazzo Chigi non sanno a cosa si riferisca.
di Enrico Fierro / Roma

IL MANDANTE? L’UNITÀ, ovviamente. Qualcuno voleva «far fuori» il Presidente del Consiglio e dove aveva trovato ispirazione? Ma nel giornale fondato da Antonio Gramsci, va senza dire. Nei suoi scritti. Negli articoli. Dentro gli editoriali e i reportage. Dovunque. Colate di
piombo spese per denigrare, offendere, vilipendere il Cavaliere e, peggio ancora, concorrere ad attentare alla sua vita.
L’ennesimo attacco al nostro giornale arriva nella mattinata di ieri. Berlusconi è appena agli inizi del suo quotidiano tour mediatico. Ospite di Maria Latella a «Sky Tg 24» rivela: «L'Unità una volta ha scritto che sono peggio di Saddam Hussein, che sono un dittatore e la sera stessa qualcuno ha cercato di farmi fuori». La voce del Cavaliere non tradisce emozione, ma gli mancano le parole per raccontare altro. A quale articolo si riferiva? Uscito quando? Quale era il suo contenuto? Così forte, così violento, così grondante sangue da riuscire ad armare la mano di «qualcuno» che voleva farlo fuori. E in poche ore. Un detto fatto criminale: la mattina esce l’articolo, l’attentatore lo legge, si ispira, si organizza e parte all’assalto. Berlusconi non chiarisce, né nella trasmissione ci sono domande che lo aiutino a ricordare. No il capo del governo lancia la pesante accusa e passa ad altro. Il solito altro: le presenze tv che ormai lo hanno stufato, Mamma Rosa, Apicella, i comunisti, l’euro, l’Unipol e Consorte, champagne e belle donne...La sfiancante marmellata tv di questo lunghissimo reality elettorale.
Questa volta il premier ci ha risparmiato la minaccia di ricorrere alla Avvocatura dello Stato, e noi abbiamo cercato di approfondire. Chiamando i diretti interessati: la Presidenza del Consiglio. Più precisamente il sottosegretario Paolo Bonaiuti. Una impresa ardua. Perché per tutto il giorno Bonaiuti è risultato non rintracciabile dai suoi più stretti collaboratoti. «Il sottosegretario è dal presidente». Ore di attesa interminabili. «Ci lasci il numero, richiameremo», la cortese risposta. E non richiamavano mai. E allora altre telefonate. Perché questo vuole la correttezza: il Presidente del Consiglio ha citato (malamente) un episodio grave, noi chiediamo dettagli più precisi prima di replicare. Zero. Nessuna risposta. «Il sottosegretario - è la litania che ci viene propinata da Palazzo Chigi - è a colloquio col Presidente». E allora noi immaginiamo summit, affannate riunioni per tranquillizzare gli italiani che stanno tremando dal freddo, oppure per spiegargli che la prossima stangata sulle bollette del gas è solo una invenzione del Kgb. No, il lungo vertice serve ad altro: a preparare una comparsata del premier ad una radio privata. Per fare il dj e lanciare un disco del menestrello Apicella, e per parlare del suo desiderio più grande: «Mi piacerebbe essere più bello, non so magari come Cary Grant o Gary Cooper». Una barzelletta che «come al solito non fa ridere». Così giudica l'ennesimo attacco all’Unità il direttore Antonio Padellaro. «Se Berlusconi continua a raccontare le barzellette tristi su l'Unità, qualcuno che non ha il senso dello spirito potrebbe prendere sul serio le cose che dice e magari pensare di vendicarlo.... Bisognerebbe stare attenti a dire queste cose. Anche se sono barzellette, ci sono persone che non hanno il senso dell'ironia come Berlusconi. Ho visto che sorrideva mentre lo diceva e mi sono subito rassicurato...».




Lui: volevano uccidermi, colpa dell’Unità
Triste barzelletta
Antonio Padellaro

Un giorno, ha raccontato a Sky, l’Unità ha scritto che sono peggio di Saddam e la sera stessa qualcuno ha cercato di farmi fuori. Dopo averci propinato le più vecchie e insipide battute di questo mondo Berlusconi ha inventato un nuovo genere: la barzelletta triste. La storiella consiste nel fatto che nessuno su questo giornale lo ha mai paragonato all’ex dittatore iracheno, personaggio infame e sanguinario ma non privo di una sua tragica dignità. Sotto questo aspetto verrebbe da dire: via cavaliere, non si monti la testa. Ma se mai un raffronto del genere ci fosse stato, pensate all’assurdo di un qualcuno che legge l’Unità e subito organizza l’attentato al premier come se dovesse programmare il cinema. Triste, e anche umiliante essere costretti a replicare a questa nuova buffonata. Che l’uomo sia del tutto incapace di articolare concetti seri, valutazioni argomentate, rilievi fondati, lo hanno capito tutti. Così come è diventato un fastidioso rumore di fondo quel suo straparlare televisivo, mai interrotto, in cui mescola i simpatici quadretti familiari ai cento milioni di morti nei gulag staliniani (dei quali ci ha indicato come complici). Noi, però, non faremo l’errore di sottovalutare l’uomo delle barzellette perché sappiamo che dietro le ripetute provocazioni e le incredibili sparate c’è del metodo. Se ci ha preso di mira denunciandoci per gravi reati, accusandoci di oscure manovre (con il rischio che qualche sconsiderato gli dia retta) a qualcosa d’altro sta sicuramente pensando. L’uomo è potentissimo, si sta giocando la partita decisiva ed è capace di tutto. Perciò, stiamo con gli occhi aperti.
INES TABUSSO