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IL RIFORMISTA
21 gennaio 2006
Em.ma

Martedì scorso, Giuliano Ferrara ha dedicato la sua trasmissione (Ottoemezzo)
alla Sicilia, o meglio al presidente della Regione Totò Cuffaro, e, con lui,
c'erano due deputati regionali, Forgione di Rifondazione e Crisafulli dei
Ds. Un'ora triste e penosa, almeno per me. La Sicilia ridotta alle miserevoli
ma gravi vicende giudiziarie del suo presidente, in uno scenario squallido,
in cui anche le contestazioni e le puntualizzazioni sui rapporti tra mafia
e politica non riuscivano a mettere al centro il dramma di una regione sempre
più emarginata e senza prospettiva. Ma una cosa voglio dirla: non è possibile
che tutte le iniziative giudiziarie della procura di Palermo, anche se hanno
avuto l'avallo di un giudice, siano bollate come persecutorie. Trascuro le
recenti pesanti accuse di un pentito a Cuffaro. Questi però è stato rinviato
a giudizio per favoreggiamento di Cosa Nostra. A chiederlo è stato il procuratore
Piero Grasso, il quale, come ho scritto in questa rubrica, ha subito attacchi
pesanti da parte di Travaglio, Lodato e anche da alcuni sostituiti, perché
non ha rubricato il reato come concorso in associazione mafiosa. Dopo Caselli,
anche Grasso è diventato un persecutore?


INES TABUSSO