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CORRIERE DELLA SERA
2 gennaio 2006
il Caso
Angela Frenda
«Unità» e questione morale, la linea intransigente di Colombo
Elogio di Feltri: coerente.
Gianola: quello di Furio è un monito ma l’operazione Unipol è fantastica

Sulla questione morale, Furio Colombo non fa sconti a nessuno. Il 31 dicembre ha dedicato il suo editoriale sull’ Unità al tema della legalità e a quello che per lui è il suo simbolo più vero: Giancarlo Caselli. In piena bufera Unipol-Bnl, Colombo scrive: «La parola chiave che ci ha guidati in questi anni di opposizione a Berlusconi è legalità. E ci guiderà anche durante la campagna elettorale». Ma attenzione, avverte l’ex direttore de l’ Unità : «Legalità è anche...la piena libertà dell’informazione, la cessazione del clima di intimidazione nei confronti di coloro che scrivono, dirigono i giornali, e persino degli editori... il comportamento e l’esempio di chi partecipa alla vita pubblica... anche la scrupolosa attenzione a non sembrare mai fuori della legalità».
Difficile non vedere in queste parole anche un richiamo ai Ds e a quanto sta accadendo con Unipol. Così come fece cinque anni fa quando assunse la direzione dell’ Unità , Colombo continua a non mollare il suo cavallo di battaglia: la questione morale. E lo fa anche quando è il mondo della sinistra ad esserne toccato. Una coerenza, questa, che gli è riconosciuta pure da destra. Vittorio Feltri, su Libero , gli fa i complimenti nell’editoriale di fine anno: «Colombo è persona gentile e assai educata e non mi ha risposto come altri avrebbero fatto dalla sua parte: brutto sporchissimo fascista non osare mettere sullo stesso piano i ladri berlusconiani e i birichini progressisti».
Ma il Riformista pone, lo stesso giorno, un altro tema di riflessione: «L’ Unità , dopo la stagione della ribellione colombiana, sembra tornata, se non agli anni Cinquanta, almeno a un’epoca meno conflittuale con il partito». Esiste davvero, nei rapporti con i Ds, un prima e dopo Colombo all’ Unità ? Rinaldo Gianola, vicedirettore di quel giornale, rappresenta da sempre un’anima favorevole all’operazione Unipol-Bnl. Non ne ha mai fatto mistero né nei suoi interventi sul giornale, né nelle frequenti apparizioni televisive alla trasmissione di Gad Lerner L’Infedele . E Gianola, interpellato, riconosce che nell’editoriale di Colombo c’è un richiamo al mondo della sinistra e a quello della cooperazione: «C’era un evidente monito a quei settori a che stiano attenti a non fare scemenze, a non abbassare la guardia sulla legalità. Anche sul caso Unipol». Però, attenzione: «Quell’operazione è fantastica: fa bene all’Italia. Se Consorte è un mascalzone pagherà. L’ Unità sulla legalità ha sempre la stessa linea». E quanto fa notare il Riformista ? «Una premessa: non mi sono mai fidato di quello che scrive il giornale di Claudio Velardi: quando ho intervistato Giorgio Bocca che sparava contro i Ds, mi ha pure querelato. Comunque, ora non credo ci sia meno conflitto con la Quercia. È la stagione politica che è cambiata. Sono De Benedetti e il Corsera , semmai, a perseguire un progetto: stop ai postcomunisti e via, dopo due anni di Prodi, al Nuovo partito democratico».
Anche per Marco Travaglio, che di quel giornale è commentatore, «non c’è stata una virata con Padellaro. Sono i Ds che hanno capito di sbagliare linea. Poi è chiaro che in un giornale esistono diverse anime: qui coesistono la cultura liberal e quella comunista. Ma l’importante è dar voce a tutti. Ricordo che la prima richiesta di dimissioni di Consorte l’ha fatta Corrado Stajano su l’ Unità ».



Salvi
«Il giornale di Padellaro un house organ di Consorte»
«In queste settimane L’Unità è stata imbarazzante, sembrava l’house organ di Consorte». Ad accusare il quotidiano fondato da Antonio Gramsci per come ha raccontato la scalata a Bnl non è un esponente del centrodestra, ma il senatore ds Cesare Salvi. Il vicepresidente del Senato è assai critico su come i vertici del partito hanno gestito la vicenda. E l’11 gennaio, quando Piero Fassino riunirà la direzione, denuncerà il «rischio di un degrado dell’etica pubblica». L’onestà personale dei dirigenti della Quercia è fuori discussione, premette Salvi, ma alla polemica «insidiosa» che assedia il Botteghino non si risponde «tacendo o gridando al complotto, ma con l’iniziativa politica». «Spero - conclude - che Fassino dirà qualcosa e non solo che i vertici del partito hanno fatto tutto bene. Il segretario deve prendere atto degli errori commessi. La linea politica su questa vicenda è stata presa consapevolmente, ed era sbagliata».
INES TABUSSO