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LA REPUBBLICA
28 novembre 2005
Dopo il sondaggio di Repubblica sulle paure dei cittadini e le polemiche per lo stupro a Bologna
"Sicurezza, la sinistra si svegli"
Parla Cofferati: "Sugli immigrati la Chiesa mi ha lasciato solo"
CONCITA DE GREGORIO

Milano - dice che ha fatto quel che credeva giusto, «ma in silenzio e con rispetto». Dice che «a certe cose non si dà pubblicità», si fanno e basta. Dice che quando c´è una persona offesa «non si va a casa sua con la coda di fotografi e le telecamere per strada». La si protegge, invece. «Mi pare terribile fare di questa ragazza un caso da sbattere su tutti i giornali: ha bisogno di sostegno e discrezione». Perciò è qui che Sergio Cofferati perde appena un po´ la sua calma cinese.

EMERGENZA SICUREZZA. MOMENTI DI TENSIONE
Il sindaco parla della ragazza violentata. La compagna Raffaella: serve tanta discrezione
"Sicurezza, sinistra svegliati Bologna è come tutt´Italia"
Cofferati: e sugli immigrati la Chiesa mi ha lasciato solo

tema di destra
L´insicurezza in Emilia era tabù, era un tema di destra. Nel modello c´era solo il buon vivere e la solidarietà

in silenzio
Ho preso contatto con la famiglia della vittima senza farlo sapere. Non mi muovo con le tv al seguito

volontariato
Non è mettendo materassi lungo il fiume che si risolve il problema. Ci si mette a posto la coscienza, forse

neanche un letto
Speravo di avere qualche posto letto dalle parrocchie per gli sgomberati. Purtroppo non è stato così

sceriffo
Etichetta sciocca. Se un palazzo crolla non c´è tempo per concertare, bisogna solo intervenire

prc e verdi
Pensano che violare le leggi sia utile a cambiarle. No, le leggi vanno rispettate per quello che sono


Quando gli dicono «certo che un altro sindaco, in un´altra città, a quest´ora sarebbe già andato a confortare la vittima». È qui che dice, dosando le parole: «Ho preso contatto con la famiglia della ragazza il primo minuto utile, non ho ritenuto di farlo sapere. Ho trovato persone di grande valore. Dal padre ho avuto richiesta di azioni specifiche che intendo portare avanti senza dire né quali siano né quando lo farò. Ho dato ovviamente la mia disponibilità a incontrare la ragazza quando e se lei lo vorrà: solo se lo vorrà. Lunedì, oggi, li vedrò di nuovo. Mi hanno detto che lei vuole restare a Bologna. Ha detto una cosa bellissima: ha detto "non voglio scappare, la difficoltà si affronta dov´è". Altre volte in altre circostanze ho agito allo stesso modo. Vado spesso a portare il sostegno del sindaco a chi ne ha bisogno, a persone offese, e ci vado senza le tv». Anche col padre della ragazza stuprata a Villa Spada, il cui assalitore è stato condannato proprio ieri, è andata così: contatto, aiuto, sostegno. Poi la famiglia ha deciso, «legittimamente», di lasciare la città. La sua compagna Raffaella Rocca annuisce seria: «Ci sono cose che richiedono discrezione e rispetto. La vita privata sempre». È una giovane donna, conosce il problema.
Tutta Italia ne parla. Una ragazza aggredita che chiede aiuto e le macchine che non si fermano, ma cosa sta diventando Bologna? Prima gli sgomberi delle case occupate, poi le ruspe sul Lungoreno per abbattere le baracche dei rumeni, Rifondazione e Verdi che contestano per strada, i cattolici infastiditi col sindaco sceriffo, il mondo del volontariato sull´Aventino per via del "metodi autoritari". Sergio Cofferati è arrivato a Milano chiamato dai dirigenti della Margherita a parlare proprio di questo: sicurezza, legalità. Sul palco tra i relatori lo aspetta Bruno Ferrante. «Un prefetto che si candida a sindaco per il centrosinistra e un sindaco di sinistra che fa il prefetto», scherza qualcuno. C´è poco da scherzare, risponde lui. «Le ragioni per cui Guazzaloca vinse allora le elezioni risiedono anche nell´indifferenza della sinistra per certi temi, e per la sua miopia della realtà. Bologna non è diventata questa ieri: sono anni che è cambiata. Ci è cambiata sotto gli occhi e noi, la sinistra, non abbiamo fatto niente perché l´Emilia godeva di una rendita di posizione: il vecchio modello-Emilia del bel vivere, la buona collaborazione fra comunisti e cattolici, la sicurezza che è un tema della destra e perciò non esiste, esiste solo la solidarietà. Ma un giorno dovremo fare un lungo discorso su cosa sia davvero la solidarietà: perché alla fine si scoprirebbe che certi centri deputati e titolati, certe associazioni che trovi tutti i giorni sui giornali fanno ben poco da un decennio, e che anche l´associazionismo spesso agisce ormai secondo la logica delle deleghe. Chiedono al comune autonomia di gestione, e risorse». La solidarietà non si paga, insomma. E per essere anche più chiari: «Non è mettendo dei materassi sul Lungoreno che si risolve il problema dei rumeni assediati dalle acque. Così ti salvi la coscienza, forse, ma non risolvi niente». Le parrocchie, poi: «Sarei stato ben lieto di sentire che le parrocchie avevano da offrire posti di ricovero per le persone sgomberate, purtroppo non è stato così. I letti li abbiamo dovuti trovare noi».
Allora, con ordine. Ripartiamo dall´indifferenza degli automobilisti che non si fermano alla richiesta di aiuto. «Io il filmato non l´ho visto, ma mi hanno detto che è molto confuso. Quella è una strada di scorrimento rapido, non un vicolo del centro. Si vedono due persone che si strattonano, mi riferiscono. È possibile che gli automobilisti non si siano resi conto. A me quest´estate è capitato di fermare la macchina per intervenire in una lite fra due ragazzi, sotto i portici. Erano fidanzati che stavano litigando, mi hanno liquidato. Con questo non voglio assolvere chi non si è fermato. Voglio anzi dire che Bologna, non diversamente da altre città, si è assuefatta all´ordinaria violenza per cui due persone che litigano per strada non rappresentano più una ragione per intervenire. Io voglio credere che se gli automobilisti avessero avuto la percezione del dramma si sarebbero fermati. Quel che conta, adesso, è dare serenità per quanto possibile alla vittima e arrestare il colpevole. Su questo sì, chiedo a chiunque abbia elementi di aiutare chi indaga: bisogna trovarlo».
Gli sgomberi, adesso. Parliamo del "sindaco sceriffo" che interviene con le ruspe senza avvisare né i volontari né i suoi stessi servizi sociali. «Bisogna sapere di cosa si parla. Ho fatto due interventi - il trasferimento di trecento rumeni dal Ferrhotel e primo sgombero sul Lungoreno - senza il normale coinvolgimento delle associazioni e dei servizi perché erano interventi di emergenza, fatti in stato di necessità. Al Ferrhotel c´era un rischio di tenuta dell´edificio: dentro più di trecento persone avevano persino abbattuto muri interni. Sul Reno ho avuto l´allarme della Asl: c´erano persone che dormivano sul greto del fiume, rischiavano la morte nella notte. In questi casi serve tempestività. Quando poi si può programmare, come nel secondo sgombero, allora è giusto e doveroso coinvolgere tutti».
Rifondazione comunista e i verdi contestano per strada: è paradossale che il leader dei girotondi sia diventato l´uomo che i movimenti considerano oggi il loro nemico. «Ha detto bene: i movimenti. Sia in Rifondazione che nei Verdi c´è un´anima movimentista che pensa che le leggi si cambino con la consuetudine a violarle. Pensi all´occupazione delle case: intanto occupiamo, poi cambiamo i criteri di assegnazione. Non è così. Le leggi si rispettano per quello che sono, e si cambiano nelle sedi proprie. È questo il punto che ha tanto condizionato l´azione della sinistra: una certa indulgenza, una sottovalutazione dell´illegalità diffusa e "socialmente apprezzabile". La sinistra ha un riflesso condizionato: siccome la legalità è sempre stata una bandiera della destra allora non se ne parla, è tabù. Errore gravissimo, e lo dimostra l´atteggiamento che ha la destra oggi a Bologna: nega l´esistenza del tema non potendo più cavalcarlo. Ho letto editoriali che dicono: a forza di parlare di violenza la violenza arriva. Capisce? come se fosse un problema di parole e di chi le usa».
Si avvicina Rosa Russo Jervolino, per un momento si parla di lirica: com´era la Traviata a Bologna, come sarà a Napoli il Fidelio di Servillo. Raffaella, che di lirica vive e lavora, si illumina. Bisogna ogni tanto anche darsi respiro, dice, perché «con Sergio sono tutti esigentissimi».
C´è anche questo: il nome e la storia che uno porta. «Io sono convinto che sulle critiche che mi muovono pesino il mio nome e la mia storia. Sento dire: è un sindacalista. Torna il tema della stagione dei movimenti, ci sono conti politici in sospeso. Non me ne lamento, per carità. Sapevo perfettamente che governare Bologna non sarebbe stato facile ed è per questo, credo, che me lo hanno proposto. È per questo che ho accettato. Ma Bologna non è più da molto tempo un´oasi di benessere: è ancora una città attenta e con dei valori. Però i valori non si trasmettono per eredità. Bisogna lavorarci e stare nel cambiamento. Nemmeno Bologna, questa è la notizia, può più vivere di rendita».


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CORRIERE DELLA SERA
28 novembre 2005
Intesa Cofferati-Ferrante «Insieme per la legalità»
«La mia parte di famiglia milanese lo voterà. È una persona di alto profilo». Sergio Cofferati, il sindaco della legalità a Bologna, benedice il candidato del centrosinistra a Milano (insieme nella foto) . Ma l’ex prefetto Bruno Ferrante, considerato paradossalmente più a sinistra dell’ex leader della Cgil, replica: «Cofferati? La legalità è un prerequisito e va insieme alla solidarietà. Ogni città è diversa e ognuno ha la sua sensibilità». Il sindaco di Bologna, nel corso del Big Talk, ha spiegato che «il centrosinistra deve costruire una cultura della legalità e diffonderla. È pericolosa ogni forma di giustificazione. Non si può dire "hanno sbagliato, però". No, hanno sbagliato punto e basta». Cofferati è consapevole del rischio di attirarsi nuove critiche: «So che potrebbero scatenarsi nuove polemiche. Ma la mia osservazione è tautologica: le leggi vanno rispettate». Che poi si usi la protesta per cercare di modificare una situazione, non sfugge a Cofferati: «C’è uno spazio grigio che può portare a un miglioramento delle leggi. Ma quando la violazione è sistematica rischia di portare ad azioni regressive». Ferrante concorda sull’idea che la sicurezza non sia un tema di destra: «Però attenti a capire che sicurezza vogliamo. L’esercito? Telecamere che ci spiano tutto il giorno? La legalità deve sempre coniugarsi con la solidarietà».

INES TABUSSO