00 10/11/2005 19:06
IL FOGLIO
10 novembre 2005

Ex Cirielli senza arte né padri
Alla fine gli unici felici sono Previti (a suo modo) e l’Udc casiniano

Leghisti immobili, centristi poco caldi, in An applausi e imbarazzi. Non parlano i capi dell’Unione. La critica di Mancuso
Roma. Poco ci mancava che i colleghi un po’ imbarazzati della maggioranza gli battessero le mani prim’ancora che prendesse la parola in aula. A Cesare Previti. L’avvocato e deputato di Forza Italia fino a ieri vittima di diritto delle insinuazioni su una legge che sembrava partorita per salvarlo dalla galera; e da ieri vittima di fatto della stessa legge emendata in modo da dissolvere per lui ogni ombra di salvacondotto.
In verità i leghisti sono rimasti pressoché immobili, e poco caldi gli udc, ma applaudiva perfino Edmondo Cirielli, il deputato di An colpito dalla malasorte d’aver appiccicato il proprio nome su una proposta di legge che oggi giudica stravolta e ha rinnegato (l’ha fatto anche il suo amico alemanniano Alberto Arrighi, ma per solidarietà: a lui la legge piace). E così, nel giorno in cui l’ex Cirielli viene emendata e approvata a Montecitorio (adesso tornerà al Senato), va a finire che la figura migliore possono dire d’averla fatta il bersaglio delle modifiche apportate al testo, Cesare Previti, e i supposti carnefici che quelle modifiche gliele hanno cucite addosso: Pier Ferdinando Casini e il suo primo dignitario dell’Udc Lorenzo Cesa. Loro due hanno voluto l’emendamento, firmato poi da Luca Volonté e Erminia Mazzoni, che esclude Previti dall’accorciamento dei termini di prescrizione, e insieme con lui chiunque sia attualmente imputato in processi di secondo o terzo grado. Alla loro iniziativa va pur sempre addebitata la versione ultima del provvedimento consacrata in commissione martedì, quella che estende l’esclusione dai benefici anche ai processi di primo grado in corso. Dunque i centristi possono vantare il merito di aver annientato, se non il sospetto di una legge concepita anche per aiutare Previti (“perché sennò tanta fretta?”, obiettano in molti), per lo meno la possibilità che Previti medesimo riesca ad avvantaggiarsene nelle sue pendenze penali. Almeno così sembra, e i centristi dicono e diranno che senza il loro intervento sarebbe passata una legge più che chiacchierabile. Oltretutto Casini dispone adesso di un argomento in più per dimostrare che l’ex segretario udc, Marco Follini, ha avuto torto ad accusarlo di un inatteso testacoda politico filoberlusconiano. Più appannata invece la figura di An. Già vistosamente disunito al suo interno sulla riforma della giustizia, il partito di Fini oggi si spende a vario grado in elogi per la forte venatura giustizialista dell’ex Cirielli nella parte che riguarda l’inasprimento delle pene per i recidivi. Ma ad ascoltarli nel Palazzo, diversi parlamentari finiani lamentano d’essere stati precipitati in aula per votare una legge che verrà ricordata soprattutto per le sue storture d’immagine. Rassegnati al contingentamento dei tempi e all’inversione calcolata dell’ordine del giorno a Montecitorio, i parlamentari della Cdl hanno comunque obbedito alle consegne dei capigruppo pure nelle votazioni a scrutinio segreto.

Dieci minuti di fredda autodifesa
Quanto all’oratore Cesare Previti, attesissimo ieri in aula, la sua performance parlamentare (pubblicata oggi dal Foglio) aveva tutta l’aria dell’estremo sfoggio d’orgoglio da parte di chi, privo di ogni paracadute, può rivendicare forte di non averlo mai chiesto. Quelli di Previti sono stati dieci minuti di fredda autodifesa dalle “persecuzioni giudiziarie” e di denuncia della “campagna d’odio orchestrata contro di me”. Un’orazione senza troppo teatro, malgrado l’inziale citazione shakespeariana (“Non sono qui per fare l’elogio di Cesare, ma per seppellirlo”), e che anzi contemplava addirittura l’approvazione per “una legge giusta e doverosa” e la gratitudine al limite della sfida verso l’Udc, che ha proposto il suo emendamento “per evitare strumentalizzazioni”, ottenendo una legge contram personam unam. I banchi dell’opposizione non muti, ma neanche irridenti come qualcuno sperava. Se si eccettuano modeste intemperanze di terze file della Margherita e la doppia interruzione con la quale Eugenio Duca (ferroviere anconetano eletto nei Ds) ha invitato Previti a presentarsi dal giudice. Prima del durissimo intervento serale della diessina Angela Finocchiaro, l’opposizione aveva affidato il proprio scontento a parlamentari non esattamente di primo piano. Le accuse, note e rinnovate, oscillano da quella d’aver concepito “un’amnistia mascherata” (prima della modifica innescata dall’Udc) a quella – più fondata – d’aver allestito una legge forcaiola (“ammazza Gozzini”, dice Rifondazione). Soprattutto c’è la polemica, fatta sua anche da Filippo Mancuso, contro una legge che “rimane incostituzionale”. Ma lo sarebbe davvero al punto d’essere impugnabile dall’avvocato Previti per ottenere una sospensione dei suoi processi, a gennaio, come qualcuno sospetta?
INES TABUSSO