00 22/08/2005 00:29

In una nota congiunta il segretario del Prc, Fausto Bertinotti e il leader
dei Popolari-Udeur, Clemente Mastella lanciano un appello agli alleati del
centrosininistra affinché definiscano un codice di comportamento:


"L'Unione deve assumersi l'impegno della piena riconquista dell'autonomia
della politica dai centri di potere economici. E se necessario saper prendere
le distanze anche da situazioni e scenari che più le appaiono vicini. Poiché
la politica, tutta, anche quella delle forze dell'Unione possa richiamarsi
ai principi etici e agli interessi generali piuttosto che al proprio particolare,
determinando regole e vigilando affinché siano rispettate da tutti i soggetti
politici ed economici, senza alcuna parzialità. La definizione comune di
un codice di comportamento da far valere in ogni caso per l'Unione e le sue
forze può essere un primo impegno che va in questa direzione".




Corriere della Sera
9 agosto, 2005

Mastella: scalata Unipol, c' è stato consociativismo La sinistra non faccia
affari
L' INTERVISTA
Il leader diessino chiede più rispetto? Atteggiamento da lesa maestà. Viviamo
una strana

stagione: chi sta per perdere si organizza il futuro, chi pensa di vincere
punta all'

egemonia occupando spazi di potere


ROMA - Clemente Mastella, Fassino rimprovera gli

alleati: sostiene che si sta cercando di «mettere sotto processo la sinistra»
e chiede a

voi dell' Udeur e a Parisi «maggior rispetto» per i Ds. «Ha un atteggiamento
da lesa

maestà. Voglio spiegare a Fassino che nella mia tradizione politica c' è
la libertà come

idea motrice, che significa anche - Silone insegna - libertà di dubitare.
Mi sono

laureato con una tesi su Gramsci, e lo cito anche adesso: «Dire la verità
è

rivoluzionario». Ecco, io dico la mia verità...». Cioè? «Cioè che stiamo
vivendo una

strana stagione: chi vede arrivare la sconfitta elettorale prova a organizzare
il proprio

futuro; mentre chi pensa di vincere punta all' egemonia, a occupare spazi
e potere. E lo

fa direttamente o tramite chi gli è vicino. Io sono di scuola democristiana,
moroteo: mi

ricordo ancora Leopoldo Elia quando avvertiva che "la Dc non deve occupare
tutti gli

spazi"». Torniamo a oggi. «Oggi come ieri sono per un Paese che rispetti
tutti. E per un'

economia non guidata dalla politica. Insomma, facendo un parallelo con i
poteri locali,

vorrei meno Emilia Romagna». Parla di Emilia Romagna e pensa all' Unipol?
«Quella è stata

un' operazione un po' grigia. Ho letto che i suoi protagonisti sono associati
a quelli

della storia non chiara di Antonveneta...E quando, tra le intercettazioni
non smentite,

leggo che chi guida l' Unipol chiede al suo interlocutore di "parlare con
il Cavaliere",

allora ci trovo un consociativismo che non mi piace. Sul piano penale non
c' è niente, ma

su quello morale... Hanno distrutto la Dc sulla questione morale, ho subìto
lezioni per

anni, e poi?». Nello specifico, che cosa auspica? «Che la Bnl resti tale,
e che non

diventi Banca nazionale dei lavoratori. Questa vicenda sta portando i cittadini
a pensare

che tutte le vacche sono nere; ma attenzione: avallare, anche in buona fede,
che tutto è

uguale a tutto significa dimostrare che non esiste ipotesi di cambiamento,
che tanto vale

tenersi quello che c' è. Oppure si potrebbe far avanti una voglia di terzietà
che

comunque metterebbe in serio pericolo l' esito elettorale ». In un progetto
terzista, o

centrista, limitare i Ds è un must. E da un po' c' è un bel movimento, al
centro... «Allo

stato non credo che ci sia un progetto così, io oggi ancora non lo patrocino,
credo nel

centrosinistra. Però il rischio esiste, sono d' accordo con De Rita quando
afferma che se

adesso ci fosse un' offerta politica diversa, alla De Gasperi, sarebbe senz'
altro

vincente». I casi Antonveneta e Bnl fanno emergere tanti protagonisti legati
a Berlusconi

e alla sua maggioranza. «Sì, ma resto perplesso quando leggo di Fiorani che
dice "la

sinistra ci sta aiutando più di Berlusconi". È difficile fare alleanze con
la sinistra

che è portata a fare affari: non parlo di quella di Fassino, D' Alema o Bertinotti,
ma di

quella che combacia con i Ricucci e i Fiorani. La direzione dell' Unipol
non è la mia

sinistra. Ci sono mondi intorno alla sinistra che ci possono portare alla
sconfitta

anticipata». Fassino chiede un codice deontologico per parlamentari e partiti.
Lei, con

Bertinotti, invoca un codice di comportamento. Quale deve essere il punto
fondante? «Il

primato della politica, non sottostare a interessi».Ma in concreto? «In concreto?
Si può

aprire una discussione...».
Daria Gorodisky





Corriere della Sera
21 agosto 2005

L?INTERVISTA / Il leader udeur: capisco le sue necessità, ma non si può imporre
alla coalizione di tacere
Mastella: Romano non faccia il Berlusconi di sinistra

ROMA - Romano Prodi dice basta alle polemiche sulla questione morale, esorta
gli alleati a lasciare fuori dalla porta dell?Unione litigi e contrasti.
E però Clemente Mastella sbuffa: «Attenzione al berlusconismo di sinistra»,
avverte il leader dell?Udeur. Il Professore come il Cavaliere?
«Voglio dire che sono contrario alle scelte cesariste e non mi piacerebbe
vedere il centrosinistra ridotto al silenzio».
Non condivide l?appello alla concordia e all?unità?
«E? giusto che Prodi, come leader dell?Unione, si preoccupi che tra i partiti
non ci siano motivi di contrapposizione. Capisco l?invito a mettere da parte
le polemiche per evitare di dare al Paese l?immagine di un gruppo che si
prepara a governare diviso. Però...»
Però?
«Questa non è una coalizione a comando, non ci può imporre di star zitti.
E mi auguro che come oggi è intervenuto dietro richiesta dei Ds, domani interverrà
quando saranno altri a chiederglielo. Deve dare ascolto a tutti».
Quindi la questione morale è tutt?altro che archiviata?
«Prodi può anche dirci "state calmi e non create problemi", ma al Paese cosa
dirà? Tra noi possiamo anche evitare di discutere, ma il problema esiste
e la gente vuole risposte».
Come il codice di comportamento proposto da lei e Fausto Bertinotti?
«Credo che Prodi, prima delle elezioni, dovrebbe mettere a punto un codice
di comportamento, un sistema di regole condivise per ribadire il primato
della politica e tenerla nettamente separata dalla tutela degli interessi
economico-finanziari».
Ma così non si rischia di aprire nuove fratture con i Ds?
«Guardi che nessuno ha mai voluto colpire i Ds né mettere in discussione
l?integrità e la moralità di Piero Fassino e del gruppo dirigente. Sfido
chiunque a trovare una sola parola mia o di Bertinotti pronunciata contro
il segretario».
Eppure loro si sono sentiti sotto assedio.
«Ripeto che non c?è stato alcun attacco contro i Ds e per quel che mi riguarda
Fassino può telefonare a chi vuole, non è questo il problema. Il problema
è che intorno a noi gravitano persone che pensano che il danaro sia il principale
prodotto della politica e che sono disposti machiavellicamente a superare
ogni limite morale pur di fare affari. I Ds invece hanno fatto finta di non
vedere».
E poi dice che non vuole attaccare la Quercia...
«Mica le dico solo io queste cose. E? una considerazione condivisa dall?intellighenzia
di sinistra, dalla Cgil, da certa nomenclatura economico-finanziaria, come
il Monte dei Paschi di Siena. Se non avessimo posto noi questo problema,
con sincerità e anche con amicizia, l?avrebbe fatto il centrodestra e sarebbe
stato molto peggio».
Insomma, i Ds dovrebbero ringraziarvi.
«Certo che sì! Se avessimo lasciato la questione in mano alla Casa delle
Libertà, loro ci avrebbero costruito su una polemica elettorale fortissima».
Allora pericolo scampato?
«Dobbiamo stare molto attenti: se si diffonde l?idea che l?occupazione di
spazi di potere secondo una logica mercantile riguarda anche porzioni della
sinistra, alle urne rischiamo di perdere il favore di quanti portano il broncio
a Berlusconi ma oggi si chiedono se possono avere fiducia nel centrosinistra».
Livia Michilli

INES TABUSSO