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LA VOCE DELLE NEVI

La notte era quieta nel bosco,le foglie ingiallite cadevano sul suolo umido lasciando un lieve fruscio,la luce della luna inargentava gli alberi rendendo l’atmosfera irreale. Ai piedi di un faggio millenario Imrhail dormiva del sonno degli elfi in armonia con gli alberi che sussurravano nella notte tenendo le loro voci basse per non disturbare il protetto da Diira. Qualcuno,dal profondo dell’io cosciente,lo chiamava,una voce di donna simile ad un vento ghiacciato che lo percuoteva nell’anima…e lo chiamava con insistenza “Vieni a me…Vieni a me”. Lo spirito dell’elfo si staccò dal corpo ed egli vagò nella notte sordo ad ogni altro richiamo che non fosse quella voce glaciale. Arrivò in una landa coperta dal ghiaccio e spazzata dai venti,il mare la lambiva e creava profonde insenature nella terra. Vide lunghe navi ancorate ai moli e lunghe case di legno costruite per resistere al freddo e ai venti. La gente che qui dimorava era indomita e fiera abituata a strappare la vita al ghiaccio si dall’alba dei tempi. Si avvicinò alla più grande di queste case,decorata con sculture lignee e illuminata da molte torce,la voce echeggiava tutt’ intorno. Sopra l’ingresso principale campeggiava uno scudo con dipinto un simbolo: Un martello stilizzato cinto da potenti rune su uno sfondo verde,il che significava che il signore del luogo era amico degli elfi e loro alleato. D’un tratto la voce si alzò e lo spirito di Imrhail si voltandosi vide la figura di una donna,i capelli lunghissimi e bianchi come le nevi eterne di quelle terre,la pelle levigata e azzurrina come i ghiacci che dimoravano sulle montagne non lontane. Imrhail la riconobbe subito come Bledi la signora dei ghiacci e delle nevi eterne una delle ancelle di Diira,”Imrhail” disse lo spirito “tu che sei il protetto dalla Grande Madre…ascolta” e nel dirlo lo trasse a se “Queste che vedi sono le terre di Hundra ovvero il nome che mi hanno dato gli uomini che qui dimorano quando vennero qui secoli fa,loro sono devoti alla Madre e rispettano gli elfi anche se da molte generazioni non hanno che pochi contatti.” “Sono un popolo fiero e libero” continuò “Hanno affrontato le orde del Caos e affondato le flotte nere,sul mare non hanno rivali” “Ma prima o poi il numero sempre crescente di questi nemici sarà troppo anche per loro”nel dirlo stese un braccio intenta a mostrare la bellezza di quella terra e l’amore che per essa provava “Tu devi chiedere loro un patto d’amicizia e di mutuo soccorso,dovrai recarti qui e chiedere udienza al loro Jarl(signore) Thorkell Fjallarsson pronunciando queste parole quando entrerai nella sua dimora :”Giungo qui senz’armi ma non privo di onore,la mia stirpe è nobile qual più nobile è il messaggio che porto vuoi tu signore di queste terre e padre del tuo popolo accogliermi come un tuo figlio?”.Detto questo tornò ad essere soltanto una voce nel vento “Ora va Imrhail non sprecare il tempo che la Madre ti ha dato”. E come se un vento poderoso si fosse alzato,lo spirito dell’elfo venne riportato nel suo corpo. L’alba lo accolse splendente ed Imrhail si ritrovò nel bosco,ma non era solo accanto a lui,maestoso e fiero, c’era una delle più belle creature di Diira,il manto bianco e argenteo come la luce lunare gli occhi blu come la notte stellata e il magnifico corno sulla fronte fecero trasalire l’elfo per tanta bellezza: Era Lorrin l’unicorno che molte volte aveva aiutato la causa degli elfi in ere passate. “Vuoi portarmi tu nelle terre ghiacciate nobile Lorrin?” disse sorridendo l’elfo mentre accarezzava la creatura “E sia allora partiremo subito, di sicuro con te sarà un viaggio breve!” e con un balzo saltò sull’unicorno che nitrì soddisfatto e partì al galoppo. Lorrin era degno delle leggende che lo circondavano,galoppava sicuro tra i boschi che conosceva fin dalla nascita veloce come il vento e delicato come l’erba appena spuntata,usciti dalla regione boscosa proseguirono lungo i fiumi e i ruscelli in punti inaccessibili e difficilmente raggiungibili da esseri umani o dalle loro cavalcature. In sella al mitico destriero Imrhail non sentiva la fatica ed aveva il tempo di prendere nota di ogni particolare che il viaggio gli offriva. Passò una settimana e le montagne che cingevano le Terre Ghiacciate di Hundra si stagliavano dinnanzi a loro antiche e minacciose. Come un vecchio montanaro Lorrin scelse un sentiero che portava al Passo del Corvo dove secoli prima gli Hundreg avevano scacciato le orde del Caos giunte improvvisamente. Mentre si arrampicavano sul sentiero montano Imrhail si sentì stranamente inquieto,qualcosa dimorava in quel luogo,qualcosa di antico forse antico come le montagne,anche Lorrin avvertiva un senso di inquietudine come se si sentisse osservato e procedette con più cautela sul sentiero impervio. Dapprima lo sentirono in lontananza poi si avvicinava,lento ma costante,era un scalpiccio, qualcuno,con un bastone probabilmente,si stava avvicinando loro. Imrhail fece fermare l’unicorno e scese tenendosi vicino alla cavalcatura,non aveva armi con se e se fossero stati attaccati la sua unica difesa sarebbe stata Lorrin. Dalla curva davanti a loro comparve finalmente il visitatore e sia l’elfo che l’unicorno si rilassarono anche se, il senso di inquietudine non li abbandonò. Si trattava di un vecchio vestito di nero con il capo coperto da un cappuccio,Imrhail notò che sui bordi della veste erano ricamate delle rune argentee, doveva trattarsi di un potente mago visto che si aggirava da solo in quelle montagne impervie. Il Vecchio alzò lo sguardo sui due,non sembrava affatto meravigliato ne sorpreso di vedere un elfo ed un unicorno su quel sentiero che di solito non usava mai nessuno perché era noto a pochissimi e la maggior parte erano morti. “Salute a voi viaggiatori” disse con una voce profonda che fece agitare Lorrin. “Sarete stanchi per il lungo viaggio che vi ha portato nelle mie terre,dunque seguitemi vi condurrò nella mia dimora dove potrete riposare prima di giungere da Thorkell.” Al sentire il nome dello Jarl degli Hundreg Imrhail si agitò, possibile che qualcuno sapesse del suo viaggio ? Bledi non era forse un’ancella tra le più devote a Diira perché mai avrebbe dovuto tradirlo? M a il vecchio pose un freno al turbinare dei suoi pensieri dicendo:”Ora non è tempo per le domande giovane elfo,per le parole ci sarà tempo dopo nella mia dimora.”Il tragitto fu breve,il vecchio procedeva spedito come se non sentisse gli anni che aveva addosso,ammesso che quella fosse la sua vera età,Imrhail ancora non si fidava di quello che ora si era imposto come colui che li avrebbe ospitati. Il vecchio si fermò di fronte ad un grosso masso e vi battè col bastone tre volte e con un brontolio la pietra si mosse rivelando un tunnel scavato nella roccia viva. Il terzetto entrò nel cunicolo che entrava nel ventre della montagna,lungo le pareti erano incise moltissime rune di potere e immagini di dei e demoni,riconobbe il maledetto Kain e la Madre Diira ma c’erano altre divinità ci cui non aveva conoscenza.Giunsero in una sala circolare illuminata da torce dalla calda luce dorata e subito si sentirono meglio,l’inquietudine era sparita,il vecchio si sedette su uno scranno e fece segno ad Imrhail di fare altrettanto. Sedutosi il vecchio si tolse il cappuccio rivelando una benda sull’occhio destro,fece un gesto con una mano ed un corno comparve nelle mani di Imrhail ,la bevanda al suo interno emanava un forte odore di miele,il vecchio ne sorseggiò un po’ poi tornò a fissare l’elfo col suo unico occhio mentre si lisciava la lunghissima barba con una mano. ”Bevi Imrhail e che ciò ti sia propizio,non offro l’idromele a caso,ma solo a chi ne è degno” “Sei stato gentile vecchio” disse l’elfo in tono pacato “Ma ti prego di rivelarmi la tua identità,visto che tu conosci bene la mia.” “Bene” riprese il vecchio “Sappi che ho molti nomi che gli uomini di queste terre mi hanno dato e che io ho fatto miei,ma tu puoi chiamarmi Kialar se questo ti fa piacere”e detto questo lo invitò di nuovo a bere “Allora Kialar,posso sapere come mai sai tante cose su di me e sul mio viaggio in queste terre?” l’elfo si sedette e sorseggiò la bevanda che scopri essere ottima. “So molte cose,molte di più di quante ne puoi immaginare,Bledi non ti ha parlato di me perché gliel’ho chiesto io,volevo incontrarti di persona e sono lieto che Diira scelga sempre bene chi deve rappresentarla su Elea,ma veniamo al dunque,tu devi incontrare Thorkell Fjallarsson l’unico uomo che in queste terre può appoggiare la causa degli elfi.”nel dirlo tirò fuori un qualcosa dalla veste che luccicò nella sua mano “Ma non puoi andarci senza un mio “lasciapassare” mostra questo medaglione allo Stallarii di Thorkell il suo borgomastro e lui ti farà avere immediatamente udienza con lo Jarl,quando sarai al suo cospetto recita le parole che ti ha insegnato Bledi.” Imrhail allungò la mano e il vecchio gli pose il medaglione d’argento,raffigurava un corvo con le ali spiegate,l’elfo lo mise al collo e senti che era freddo come il ghiaccio.”Ora dormi giovane elfo domani segnerai una pagina importante del destino e devi riposare.” Kialar schioccò le dita e Imrhail cadde in un sonno profondissimo. Il vento soffiava lento ma gelato,le onde echeggiavano nel Fiordo mentre i marinai sistemavano i remi e le vele delle navi e i pescatori portavano a riva i frutti del loro lavoro. Imrhail si svegliò col sapore salino della brezza marina mentre Lorrin lo scuoteva dolcemente col muso,alzatosi si chiese come erano arrivati li,ma poi il medaglione che gli gelava il petto gli ricordò l’incontro con Kialar che destava ancora inquietudine nel suo cuore. Riconobbe il luogo dove era stato nel viaggio etereo che Bledi gli aveva fatto fare e cominciò a scendere il monte in direzione della lunga abitazione dello Jarl. Scendendo incontrò la gente del posto sbigottita dalla visione di un elfo e di un magnifico unicorno. Alcuni bambini corsero ad avvisare gli uomini sulle navi i quali dapprima pensarono ad una burla ma quando videro la cavalcatura e l’esile e slanciata figura che gli camminava al fianco restarono ad osservarla non sapendo se si trattasse di una minaccia o di chissà cos altro. Un vecchio corse ad avvisare il borgo mastro che uscì dalla dimora dello Jarl affiancato da due guardie in armatura e scudo pronto a qualsiasi cosa. Imrhail procedette senza timore verso di lui confidando nel medaglione che Kialar gli aveva donato,quando si trovò a pochi metri dal borgomastro e dalle sue guardie lo tirò fuori e lasciò che l’uomo lo vedesse. Subito l’espressione dell’uomo mutò e da dura si fece meravigliata,mettendo un sorriso di circostanza si avvicinò all’elfo facendo un profondo inchino. Imrhail chiese di poter veder lo Jarl e l’uomo acconsentì subito e ordinò alle guardie, che ancora non credevano ai loro occhi, di fare da scorta agli illustri ospiti. Nel frattempo la gente del villaggio si era tutta radunata intorno e con lo sguardo seguiva il gruppetto che avanzava verso il palazzo del loro signore,Imrhail fissò lo scudo simbolo della famiglia di Thorkell sperando in cuor suo che tutta la strada fatta fin’ora e gli strani eventi accaduti sarebbero stati utili per la causa elfica quando sarebbe giunta l’ora più buia. Il palazzo era ampio,accogliente e ben costruito,la sala centrale era illuminata da decine di torce e dentro molta gente stava sistemando la sala,molti rimasero a bocca aperta vedendo i due nuovi ospiti,il borgomastro ordinò loro di lasciare la sala ed in breve i servi sparirono,rimase soltanto un giovane che fu mandato a chiamare lo Jarl. Imrhail non dovette attendere a lungo,Thorkell entrò nella sala senza farsi annunciare accompagnato dalla moglie, era un uomo molto robusto col viso incorniciato da una lunga barba rossa,gli occhi erano azzurri come il mare che egli amava.Si mise dinnanzi a Imrhail squadrandolo,non era sorpreso nel vedere un elfo,avendo viaggiato molto per mare era stato in quasi tutta Elea aveva avuto molti contatti col popolo elfico però non aveva mai visto un unicorno in carne ed ossa. “È pericolosa quella bestia?” disse in tono quasi scherzoso,mai aveva visto un animale più bello. “No mio signore” rispose Imrhail,”Lorrin è tra le più nobili creature che la Grande Madre ci abbia donato” “Questo è bene elfo” replicò lo Jarl potresti dirmi il tuo nome e per quale motivo sei venuto nella mia terra? “Il mio nome è Imrhail “ rispose con fermezza “Giungo qui senz’armi ma non privo di onore,la mia stirpe è nobile qual più nobile è il messaggio che porto vuoi tu signore di queste terre e padre del tuo popolo accogliermi come un tuo figlio?”
A queste parole Thorkell Fjallarsson, detto “il lungo” per via dell’altezza,trasalì
“Ero stato avvertito in sogno che saresti arrivato,la tua venuta precede grandi eventi,ti sarei grato se potessi restare mio ospite finchè vorrai.” Imrhail accettò e passò alcuni mesi tra la gente di Hundra ,apprezzandoli come già faceva per tutte le genti di Elea e per il suo stesso popolo. In una notte di luna piena,mentre il villaggio festeggiava il raccolto Thorkell ed Imrhail suggellarono un patto di reciproca fratellanza che impegnava gli Hundreg e gli Elfi a prestarsi aiuto nel caso una minaccia gravasse su entrambi i popoli Imrhail diede come pegno il medaglione che Kialar gli aveva donato e Thorkell fece dono al futuro Re degli elfi di una magnifica spada Hundreg forgiata dal più grande fabbro di tutta la regione. Dopo molti anni da quel giorno Thorkell si spense e i suoi funerali furono grandiosi. Gli succedette il figlio Halfdan educato dal padre stesso ai suoi stessi principi.In punto di morte il padre chiese ad Halfdan di onorare il patto di amicizia con gli elfi a costo della vita dicendogli che se gli elfi sarebbero caduti presto o tardi sarebbe stata la fine anche per gli Hundreg. Il nuovo Jarl accettò e non appena Imrhail mandò un aquila con un messaggio recante la richiesta d’aiuto,Halfdan svegliò i suoi uomini e il fratello Svein affidandogli il comando finchè egli non sarebbe ritornato. Prepararono in fretta una nave caricandola con provviste ed armi e partirono per una imprecisata regione a Nord di Elea dove il Re degli Elfi li attendeva.