il noce

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spirit angel
00giovedì 12 ottobre 2006 02:35
La leggenda del noce come albero malvagio ha origini antiche; i
latini dicevano "Nuci noci", collegando il nome dell'albero al verbo
nocere (=nuocere). Certo, è una pianta che cresce "isolata" dalle
altre, al punto che si credeva che riuscisse ad impedire agli altri
alberi di crescere vicino e Plinio stesso lo descrisse come forte
nemico della quercia. Poichè la Quercia era simbolo di Zeus, il Noce
doveva quindi in un certo senso avere necessariamente connotati
negativi... Portava quindi male riposare alla sua ombra e chi si
svegliava aveva poi sempre il mal di testa.

Nei primi anni del Trecento il domenicano Giordano da Pisa predicava
a proposito del noce dicendo che bisogna tagliare gli alberi grandi
che fanno ombra e impediscono ogni altra vegetazione. Ad accrescerne
la fama negativa c'è un racconto che riferisce che un certo
Bartolomeo da Narni dopo essersi addormentato sotto l' ombra di un
noce, si era svegliato paralizzato ed era stato guarito dopo essersi
raccomandato a san Francesco d'Assisi.

Il Noce stregonico per eccellenza è quello di Benevento.

Piperno nel "De Nuce Maga Beneventana" racconta di come il noce
fosse un albero dedicato alle divinità infernali, tanto che proprio
sotto un noce si radunavano molte streghe.

In realtà, più che di luogo d'incontro per i Sabbah, l'albero di
Benevento (nessuna fonte conferma si trattasse proprio di un Noce)
era un luogo in cui celebrare un rito d'origine pagana
(specificatamente longobardo): "…non lontano dalle mura di
Benevento, in una specie di ricorrenza adoravano un albero sacro al
quale sospendevano una pelle d'animale; tutti coloro che lì si erano
riuniti, voltando le spalle all'albero spronavano a sangue i cavalli
e si lanciavano in una cavalcata sfrenata cercando di superarsi a
vicenda. A un certo punto di questa corsa, girando i cavalli
all'indietro cercavano di afferrare la pelle con le mani e,
raggiuntala, ne staccavano un piccolo pezzo mangiandolo secondo un
empio rito. E poiché ivi scioglievano voti insensati, da questo
fatto a quel luogo dettero il nome di Voto, in uso ancora oggi ".

Fu il vescovo Barbato (la cui vita è riportata in un racconto
risalente al IX secolo) a far abbattere l'Albero Sacro dopo
l'avvenuta conversione dei Beneventani; Bernardino da Siena (l'è
semper lu...) oltre che preoccuparsi di definire l'immagine delle
streghe, diffuse con le sue prediche anche la leggenda del
sabbah: "Elli fu a Roma uno famiglio d'uno cardinale, el quale
andando a Benivento di notte, vidde in su una aia ballare molta
gente, donne e fanciulli e giovani; e così mirando elle ebbe grande
paura. Pure essendo stato un poco a vedere, elli s'asicurò e andò
dove costoro ballavano, pure con paura, e a poco a poco tanto
s'acostò a costoro, che elli vidde che ereano giovanissimi; e così
stando a vedere, elli s'asicurò tanto, che elli si pose a ballare
con loro. E ballando tutta questa brigata, elli venne a sonare
mattino. Come mattino toccò, tutte costoro in un subito si partiro,
salvo che una, cioè quella che costui teneva per mano lui, che ella
volendosi partire coll'altre, costui la teneva: ella tirava, e elli
tirava. Elli le venne tanto a questo modo, che elli si fece dì
chiaro. Vedendola costui sì giovana, elli se ne la menò a casa sua.
E odi quello che intervenne, che elli la tenne tre anni con seco,
che mai non parlò una parola. E fu trovato che costei era di
Schiavonia. Pensa ora tu come questo sia ben fatto, che elli sia
tolta una fanciulla al padre e a la madre in quel modo. E però dico
che là dove se ne può trovare niuna che sia incantatrice o maliarda,
o incantatori o streghe, fate che tutte sieno messe in esterminio
per tal modo, che se ne perdi il seme; ch'io vi prometto che se non
se ne fa un poco di sagrificio a Dio, voi ne vedrete vendetta ancora
grandissima sopra a le vostre case, e sopra a la vostra città".

Nel brano però mancano alcuni elementi che si sono aggiunti
successivamente per accrescere la drammaticità e la negatività del
Sabbah: la presenza del demonio, il "pranzo" rituale, le orge. E,
comunque, anche il "buon" Bernardino parla genericamente di
Benevento e di "un'aia". E di una Danza, simile ad un girotondo...

Certo, l'idea di accostare "danza" e "sacro" doveva apparire
alquanto blasfema in un momento storico in cui ogni cosa era
peccaminosa e fonte di dannazione.
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