gli altarini di lega e sanità lombarda

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DarkWalker
00mercoledì 5 maggio 2010 20:13
Il voltafaccia della Lega

5 maggio 2010
Cè, ex assessore alla Sanità della Lombardia isolato dal suo partito: "Avevo denunciato il malaffare"

Ha fatto molta impressione la storia del chirurgo degli orrori, quel Pier Paolo Brega Massone della clinica Santa Rita di Milano che ora è in attesa della sentenza per aver tagliato polmoni e asportato mammelle senza motivo. Ieri la Regione Lombardia gli ha chiesto 2 milioni di euro come risarcimento per i danni morali e d’immagine. "Ma è proprio il meccanismo della sanità lombarda a essere distorto. È un sistema che spinge a moltiplicare gli interventi". La clinica degli orrori, insomma, è un caso limite, ma il vero orrore è il sistema sanitario di Roberto Formigoni. A sostenerlo è l’ex assessore Alessandro Cè, oggi consigliere regionale giunto alla fine del mandato. Sta mettendo le sue cose negli scatoloni, nei prossimi giorni arriveranno i nuovi eletti.

"Torno a fare il medico. La passione politica resta, ma ho visto troppe cose che non vanno, nei partiti". Leghista bresciano, ex deputato del Carroccio, poi assessore alla Sanità in Lombardia. Attaccato da Formigoni e non difeso dalla Lega, Cè nel 2007 ha sbattuto la porta e se n’è andato dall’assessorato e dal partito. "Sa, io ci credevo nella Lega. E ho sempre fatto nelle istituzioni quello che dicevamo nelle piazze. Nel 2005 ero capogruppo alla Camera e ho fatto votare i nostri contro il governatore di Bankitalia Antonio Fazio, che la Lega attaccava nelle piazze come il nemico dei risparmiatori, come quello che aveva coperto i crac Cirio e Parmalat. Non mi ero accorto che invece l’aria era cambiata: Fazio aveva incaricato il banchiere Gianpiero Fiorani di salvare la banca della Lega, Credieuronord, ed era così diventato grande amico del Carroccio. Ma io sono andato avanti, mi sono rifiutato di passare dalla parte dei risparmiatori a quella dei malfattori. Nelle intercettazioni telefoniche dei furbetti del quartierino ce n’è una che dice: Fermatemi questo Cè. È Fiorani a chiederlo".

In effetti lo fermano. "Mi chiama Umberto Bossi e mi dice: Torna in Lombardia, ti mettiamo a controllare questo Formigoni. Io obbedisco. Dal 2005 faccio l’assessore alla Sanità. Sono medico, qualcosa capisco. Sapevo che avrei trovato le mani dei partiti sugli ospedali, ma così non me l’aspettavo: controllano tutto, si spartiscono tutto. E Comunione e liberazione la fa da padrona. Sollevo subito il problema, contando sull’appoggio del mio partito. Accuso direttamente Formigoni di controllare militarmente tutta la sanità lombarda. E lui mi toglie le deleghe. È il 30 agosto 2005. La mattina dopo vado a Radio Padania e parlo chiaro. Segue un braccio di ferro durato 40 giorni. Mi chiamano Roberto Calderoli, Roberto Maroni, Umberto Bossi: 'Cambia assessorato, vai al Territorio, non riusciamo più a coprirti. Io rispondo: Non ci penso nemmeno. Alla fine Formigoni mi restituisce le deleghe. Io preparo una riforma del sistema. Resisto fino alla primavera del 2007. Allora mi oppongo a un tentativo di privatizzare il 118, il sistema regionale di pronto soccorso. È la goccia che fa traboccare il vaso. Capisco che la Lega non mi sostiene più. Il 17 marzo do le dimissioni".

Lo sostituisce il medico personale di Bossi, Luciano Bresciani. Continuità, dunque? "C’è assessore e assessore. C'è anche chi sta lì a fare la bella statuina. Tanto le decisioni le prende il direttore generale della Sanità, Carlo Lucchina. In Lombardia per la sanità si spendono 16 miliardi pubblici e 6 privati: in totale oltre 22 miliardi. Una cifra enorme. E senza controlli adeguati sulla qualità e sanzioni efficaci. Formigoni dice che in Lombardia c’è libertà di scelta e competizione tra pubblico e privato. Non è vero. Il paziente non ha strumenti per scegliere, non può capire la qualità dell’offerta. In realtà è in balìa di un eccesso d’offerta, che i privati moltiplicano nei settori più remunerativi, come urologia, cardiochirurgia, ortopedia, oculistica, emodinamica. Così si moltiplica artificialmente la domanda. Un meccanismo distorto che sottopone i pazienti a ipertrattamento: troppi interventi, anche se non ce n’è davvero bisogno, fatti dai privati per avere i drg (i rimborsi del sistema sanitario, ndr). E poi rincorsa ai drg più costosi: si fanno due visite quando ne basterebbe una, si opera in day hospital quando sarebbe sufficiente l’ambulatorio, si ricovera quando basterebbe il day hospital. Risultato: un finanziamento enorme ai privati. Al pubblico restano i settori dove si guadagna poco come medicina e oncologia".

Non c'è clinica privata a Milano che non abbia avuto inchieste giudiziarie. "Sì, ma la magistratura non ha strumenti sufficienti. E poi l’attenzione viene messa sui comportamenti dei singoli medici, quando invece è il sistema che è criminogeno. Ci vorrebbe una vera programmazione, realizzata sui reali bisogni dei cittadini. Per farla, ci vorrebbero i numeri delle prestazioni offerte, disaggregate provincia per provincia: si vedrebbe subito l’anomalia di zone in cui determinati interventi sono anche del 50 per cento superiori alla media. Ma la Regione dice: non li abbiamo, quei numeri. Non sono mai riuscito a farmeli dare, neppure quando ero assessore. È così che il privato gonfia l’offerta fino ai numeri record della Lombardia: 160 milioni di prestazioni ambulatoriali, 2 milioni e 600 mila ricoveri. Con gli ospedali pubblici che sono sempre in perdita, e le cliniche private che fanno un mucchio di soldi: qualcuno dovrebbe spiegarcela, questa stranezza, no? La verità è che l’obiettivo finale è far sparire la sanità pubblica e dare tutto ai privati". Cè chiude l’ultimo scatolone e torna a casa.

Da il Fatto Quotidiano del 5 maggio
Armilio1
00mercoledì 5 maggio 2010 21:48
Chissà se la presa di potere da parte della lega non la porti a perdere voti...è già successo.
-Giona-
00venerdì 7 maggio 2010 13:26
Le nomine della sanità sono da sempre oggetto di lottizzazioni e goichi di potere politico, con buona pace delle reali competenze delle persone. Vi ricordate di quando esplose lo scandalo all'inizio del 1995, quando la giunta regionale lombarda era presieduta dal leghista Paolo Arrigoni (poi scomparso dalla scena politica) con la partecipazione di PPI e PSI?

archiviostorico.corriere.it/1995/gennaio/03/Sanita_ribaltone_dei_nuovi_lottizzati_co_0_95010328...

Dopo la trascrizione letterale sul " Corriere " delle trattative politiche per la nomina dei manager delle Usl in Lombardia
Sanità : il ribaltone dei nuovi lottizzati
Ignorata una classifica costata 500 milioni
E adesso si attende una valanga di ricorsi
Mussolini: la Regione va commissariata
Costa: mi auguro che la grande scelta non sia diventata un grande scempio


MILANO . Nero su bianco fa sempre un certo effetto: la trascrizione letterale, sul Corriere della Sera di ieri, delle trattative politiche per la nomina dei manager della sanita' lombarda ha scatenato un putiferio nei partiti e nell' amministrazione pubblica. Si muove anche il ministro della Sanita' , Raffaele Costa: "Siamo dinnanzi a un aggiramento della legge e a fatti politicamente molto gravi. La Regione Lombardia era partita prima di altre nel prepararsi alla grande scelta che mi auguro non sia divenuta . cammin facendo . un grande scempio". Il ministro sembra credere con difficolta' che frasi come "noi vi lasciamo Magenta e ci portiamo a casa Vimercate", "voi chiudete con due ospedali, e tre usl, noi con tre ospedali e cinque usl, la Lega con un ospedale e sei usl, il Pds due piu' due", siano state davvero pronunciate venerdi' notte al trentesimo piano del grattacielo Pirelli, dove si sceglievano i futuri direttori di ospedali modello azienda e unita' socio sanitarie lombarde. Ma nelle sedi di partito e tra i gruppi consiliari non esiste il minimo dubbio sul fatto che sia andata proprio cosi' ; nonostante il cospicuo investimento di 500 milioni a una societa' specializzata, la "Russel Reynolds", che aveva preparato una graduatoria di candidati del tutto meritocratica e obbiettiva. In parte, ignorata. E adesso? Per Paolo Cadrobbi, presidente del coordinamento degli assessori regionali alla Sanita' , "una valanga di ricorsi potrebbe travolgere le regioni per le nomine dei direttori generali delle usl, dopo quanto accaduto". Dal punto di vista tecnico, ha spiegato Cadrobbi, le nomine gia fatte potrebbero infatti essere rimesse in discussione per i ricorsi dei manager esclusi. E c' e' chi, al posto di Costa, non starebbe ad aspettare i ricorsi: il ministro della Sanita' "deve immediatamente annullare tutte le nomine a direttore generale delle Usl, avvenute in Regione Lombardia . sostiene il sottosegretario alla Sanita' Giulio Conti, di Alleanza nazionale .. Tale spartizione vergognosa non e' in alcun modo piu' proponibile e tanto meno prevista dalla legge". Conti si augura che Costa "decida di avocare a se' il diritto di nomina dei direttori generali, come previsto dalle norme". Durissimi anche i suoi colleghi di partito, la parlamentare Alessandra Mussolini e il capogruppo regionale lombardo Carlo Borsani che annuncia un esposto alla magistratura: "Come vice presidente della commissione Affari sociali di Montecitorio . ha dichiarato la Mussolini ., ho chiesto con un' interrogazione il commissariamento della Regione Lombardia e l' interdizione dei personaggi citati nella telefonata dalle cariche dirigenziali nella pubblica sanita' ". Dall' altra parte della barricata, sui banchi delle sinistre, la reazione non e' molto piu' tenera: dal Pds, che per bocca del capogruppo regionale Fabio Binelli parla di "cronaca vergognosa di una lottizzazione da prima Repubblica", a Rifondazione comunista, secondo cui "ben 13 dei manager classificati nel primo gruppo (dalle qualita' eccellenti, per la societa' di consulenza) sono stati esclusi per far posto ai raccomandati di ferro"; dalla Rete ("il solito mercato delle vacche questa volta e' stato molto piu' costoso, perche' per raggiungere gli obbiettivi di sempre si sono dovuti spendere 500 milioni, elegantemente elargiti alla societa' di cacciatori di teste") ai Verdi, che chiedono le dimissioni in blocco degli assessori regionali e preannunciano una mozione di sfiducia contro la giunta "congrega di lottizzatori incompetenti, interessata piu' alla spartizione del potere che alle esigenze della gente". Il presidente della giunta lombarda, Paolo Arrigoni, e' tra i pochi che buttano acqua sul fuoco: "Se qualcuno ha critiche da fare, le faccia sulla competenza dei nominati. Non si puo' mettere in discussione l' autonomia dei membri della giunta". Pero' , anche nella maggioranza, qualche cauta presa di distanze c' e' gia' . Nel Ppi, il segretario regionale, Duilio, sconfessa i suoi e chiede spiegazioni. Arrivano dal capogruppo, Gianni Rossoni: "Noi abbiamo cercato di far capire ai partner di maggioranza che venivano prima i criteri di professionalita' , ma il risultato di queste nomine e' in larga parte accettabile".

Rosaspina Elisabetta

Pagina 4
(3 gennaio 1995) - Corriere della Sera
DarkWalker
00venerdì 7 maggio 2010 19:26
non ho niente in contrario al meccanismo delle nomine da parte dell'autorità politica (a parità di competenza ovviamente), purchè funzioni. La sanità lombarda è sempre stata presa come modello di eccellenza, ma a quanto pare ha ombre piuttosto inquietanti oltre a cl e il magna magna che non vede superiorità morali da parte di nessuno.
Pilbur
00sabato 8 maggio 2010 14:03
L'articolo non dice che Cè è passato all'Italia dei Valori?
Malduin
00martedì 18 maggio 2010 23:53
Io l'altra domenica avevo guardato (un pezzo) della puntata di Report sulla sanità lombarda...ho spento dopo che hanno intervistato il "vecchio democristiano" il quale è venuto fuori con un "ah, ai nostri tempi non si guardava la tessera politica per le nomine, ma si sceglievano i migliori, non come fanno questi qui di CL". eh già.

In ogni modo, secondo me bisognerebbe fare delle riforme, comunque finché c'è il corrente assetto dello stato non succederà niente, vedremo in futuro. Di per se a me non dispiace la sanità privata, ma....bisogna fare molta attenzione.
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