Terra?

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jules maigret
00martedì 13 ottobre 2009 09:34
da repubblica online
dalla rubrica bussole di Ilvo Diamanti una riflessione da C'era una volta

Terra?
Sorprende la sorpresa di chi si sorprende. Che la terra ci manchi sotto i piedi. In occasione dei terremoti. Quando trema, si scuote e si squarcia. A l'Aquila. E prima ancora in molti altri luoghi. Perché il nostro terreno sobbalza sempre. Da sempre. Dappertutto. A Nord, nel Centro, nel Sud e nelle Isole. Dal Friuli alle Marche. Dall'Abruzzo alla Campania. Alla Sicilia.
La terra. Ci manca sotto i piedi. Quando piove più del dovuto. In modo torrenziale. Allora si scioglie e si sfalda. Slavina. Una palude che scorre. Invade tutto. Affonda case e strade. Persone. È avvenuto altre volte, tante volte, troppe volte. A Sarno, nel 1998. A Messina, nei giorni scorsi. Dove si continuano a contare le vittime e a cercare i dispersi. Anche dopo le esequie.

La terra manca sotto i nostri piedi. Palazzi e le case che sprofondano in voragini improvvise. Si apre un abisso e gli edifici scompaiono, insieme alle famiglie, alle persone, alle loro vite. E, ancora, i fiumi che debordano, i bacini che tracimano. Il Po. Il "diopo". Talora esce dagli argini che non arginano più. Come altri corsi d'acqua. Fiumi e torrenti. Tracimano, allagano, travolgono case che lì non ci dovrebbero essere.

Sorprende la sorpresa di chi si sorprende. Che la terra ci manchi sotto i piedi. La terra. In fondo, per molti di noi, molti italiani, la è un concetto astratto. Un modo di dire. Un sottinteso. Un malinteso. Come il cielo. Di cui non abbiamo esperienza, solo un'idea. (Anche perché lo vediamo sempre meno. Almeno a casa mia, vicino a Vicenza. Avvolto e nascosto da una velo lattiginoso. Non ha l'immagine tantomeno il colore di quel che si intende per "cielo". D'altronde, le colline, a 5-6 kilometri di distanza, certi giorni si indovinano solamente. Ombre nella foschia).

La terra. Non la vediamo più, la terra. Urbanizzata senza fine e senza limiti. Capannoni ovunque. E case, quartieri, edifici e villaggi. Nuovi. Abitati o disabitati da stranieri. Non importa se italiani. Persone che non si conoscono e non si frequentano. Capitate lì per caso. Per ragioni immobiliari. Quando si incrociano un cenno di intesa, un saluto frettoloso, buongiorno, come va? E poi dritto, ciascuno per la propria strada. E non c'è terra senza relazioni, senza vita sociale. Questo paese dove l'80% delle famiglie è proprietaria di una casa e il 20% di almeno un'altra. Dove il terreno edificabile è limitato. Ma è edificato in modo illimitato. Dove larghi tratti di costa sono occupati da stabilimenti balneari, ristoranti, disco, hotel, ville a picco; dove il verde resta tale solo nelle mappe elettorali della Lega.
Questo paese dove anche la politica nei luoghi della vita quotidiana non si vede più. Le sezioni e le manifestazioni locali: archeologia. Come il risorgimento e la Resistenza. Oggi tutto si è spostato in tivù. E sugli altri media. I partiti: riassunti dalla faccia dei singoli leader. Che non hanno bisogno di comizi, incontri, assemblee per farsi eleggere. (D'altronde, non ci sono più le preferenze. Gli eletti li decidono le segreterie di partito). I politici. Non fanno campagna elettorale porta a porta. Ma sgomitano per una serata a "Porta a Porta". Chez Vespà.

È davvero sorprendente che qualcuno si sorprenda ancora quando la terra ci manca sotto i piedi. Perché la terra non c'è più. È rimasta nel nostro linguaggio. Residuo di un passato veramente passato. Come le lucciole. Le diligenze. L'arcobaleno. I buoni sentimenti e la buona educazione. I partiti di massa. Le sagre di paese. Come "i bei film di una volta". Insomma: roba d'altri tempi. Quando eravamo più giovani, noi anziani.
La terra: ce ne accorgiamo solo quando sprofonda. Quando ci travolge e ci trascina. Quando ci spezza la vita e l'esistenza. Allora montano il dolore, il lutto, le polemiche e i rimpianti. E la terra ritorna. Riaffiora. Come un ricordo lontano. Una parola che pronunciamo. Un po' per abitudine. Un po' per nostalgia.
ugo.p
00martedì 13 ottobre 2009 11:11
oddio!
anche qui da noi il problema non differisce di molto. ogni anno la natura, anzi la violenza dell'uomo sulla natura, causa non pochi morti. mi riferisco agli smottamenti ed alle esondazioni.
per i terremoti credo di stare nel posto piu' sicuro al mondo.
nostalgia per una politica della gente e fra la gente?
ecco quello e' un problema tutto italiano. la tv concede pochi spazi ai politici che se vogliono voti devono andare a raccattarli porta a porta e non quella di Vespa.
Il parlamentare piu' votato di Okinawa, Shimoji Mikyo, s' e' fatta tutta Okinawa in bicicletta stringendomani e rispondendo alle domande della gente che lo fermava. indubbiamente demagogico e populistico, ma ineccepibile da un punto di vista democratico. impensabile in Italia
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