Cenni storico - giuridici
Ciao Patrizi!
Mi permetto di partecipare a questa interessante discussione con un mio piccolo contributo che presta particolare attenzione anche ad alcuni aspetti giuridici della Lega, oltre che storici. Le notizie non mancano e mi riprometto (ma non lo prometto a voi per paura di non tenere fede agli impegni con relativa caduta di popolarità) di farvi pervenire qualcosa di organico e che sia anche un poco farina del mio sacco....Per adesso leggetevi queste notizie tratte da ricerche, tesi e articoli pubblicati agli indirizzi web di seguito elencati. Voi attenti patrizi noterete che si parla di città, cariche elettive, merci, custumi e scoperte geografiche a noi non certo sconosciute.....
Per aspera ad astra
Fonte:
www.cronologia.it/storia/aa1356.htm
ANNO 1356. LA BOLLA D'ORO. Poco tempo dopo la sua incoronazione, l'imperatore CARLO IV si sente pienamente accreditato ed investito della sua alta carica più per diritto di sangue che per l'autorità papale che gliela concessa, tra l'altro non direttamente ma attraverso un rappresentante.
E' proprio per affermare questo principio che emana la cosiddetta "Bolla d'Oro", un documento che ricalca i concetti già espressi nel 1338 da Ludovico il Bavaro nel suo "Licet iuris", una costituzione con cui per la prima volta venivano ridimensionati gli antichi diritti del Papa di sancire l'elezione del titolare della corona del Sacro RomanoImpero.
Anche nella Bolla d'Oro si sostiene che il re tedesco, fin dal primo momento della sua elezione, da parte dei sette principi elettori, ha il diritto di essere incoronato imperatore dei romani, indipendente dalla volontà e dall'intervento del Papa la cui funzione viene tacitamente negata, in quanto il Pontefice non viene mai citato nè come autorità legittimata ad investire il re del titolo imperiale, nè come funzionario a cui sia demandato il compito di convalidarne l'elezione.
L'editto imperiale stabilisce esattamente, per la prima volta in Germania, che la designazione dell'Imperatore è riservata ad un collegio formato da 4 principi laici e da tre ecclesiastici, i quali decidono a maggioranza semplice. Di questo collegio fanno parte il Re di Boemia, il Conte del Palatinato, il Duca di Sassonia, il Marchese di Brandeburgo, il Vescovo di Magonza, il Vescovo di Colonia e il Vescovo di Treviri.
La Bolla stabilisce nei particolari la successione nei principati elettorali, secondo il diritto di primogenitura in linea maschile, e ne dichiara l'indivisibilità territoriale.
A tutti i principi elettori vengono garantiti particolari diritti rispetto al potere imperiale, in particolare per quanto riguarda la loro sovranità illimitata in campo giudiziario ed il loro controllo totale sulle montagne, sulle dogane, sul sale, sulla moneta e sulla tutela degli ebrei.
Malgrado le proteste del Papato contro la Bolla d'Oro, essa dimostra che ormai la separazione tra il potere imperiale e quello della Chiesa è divenuta ancora più netta di quando era iniziata all'epoca dei contrasti tra Federico II ed Onorio III e che l'idea dell'universalismo è stata abbandonata da entrambi le parti. La Bolla d'Oro rimarrà in vigore fino al 1806.
Scoppia in Francia la rivoluzione dei contadini (jacquerie) e dei mercanti. Oppressi dai nobili scendono nelle strade e nelle piazze guidati dal capopopolo MARCEL. Calando sulla capitale, i ribelli tentano di conquistare Parigi, ma sono affrontati dall'esercito dei cavalieri, dai nobili con le spade sguainate e dai ricchi che temevano di essere depredati. Tutti faranno a gara per massacrarli, e ci riuscirono. (vedi sotto)
LA GRANDE ORDINANZA
Il Delfino di Francia, Carlo, rimasto solo a reggere il regno dopo la cattura del re a Poitiers, si trova in grande difficoltà economica ed è costretto a chiedere aiuto agli Stati Generali che vengono convocati a Parigi nel mese di ottobre del 1356.
Alla richiesta del principe di stanziare di nuovi fondi per la difesa, i delegati rispondono eleggendo una commissione ristretta di 80 membri, incaricata di avanzare le richieste dell'assemblea al Delfino.
Figura di spicco di questa commissione è un certo Etienne MARCEL, un facoltoso commerciante di stoffe, capo o prevosto dei mercanti (carica corrispondente a sindaco della città di Parigi), quindi è un rappresentante della classe più influente del Terzo Stato.
Considerate le umilianti richieste della commissione degli 80 (tra cui la liberazione di Carlo di Navarra), Carlo rifiuta seccamente e lascia Parigi per precauzione.
A questo punto inizia la lotta di Marcel contro il Delfino, in cui il prevosto tenta di coinvolgere i lavoratori del Terzo Stato parigino, dall'imprenditore più facoltoso all'operaio più povero, organizzando scioperi e vere e proprie sommosse popolari.
Quando Carlo cerca di recuperare denaro svalutando per l'ennesima volta la moneta a discapito dei lavoratori parigini, Marcel ordina a tutte le corporazioni e a tutti i commercianti della città di sospendere il lavoro e di correre alle armi.
Sotto la minaccia della violenza popolare, il principe è obbligato a ritirare i provvedimenti emanati e a riconvocare gli Stati Generali, tornando a Parigi.
Durante le assemblee degli Stati svoltesi nel mese di febbraio e di marzo, tutte le richieste del Terzo Stato vengono raccolte in uno scritto di 61 articoli, chiamato la "Grande Ordinanza" che rappresenta una specie di "Magna Carta" francese.
Allo scopo di evidenziarne la novità e la provenienza, la Grande Ordinanza è scritta in francese anzichè in latino, che è la lingua ufficiale degli atti giuridici dello Stato.
In realtà questo documento non introduce nuovi principi di governo ma impone delle limitazioni agli abusi di quello esistente, basandosi su tre concetti politici fondamentali.
Innanzitutto si stabilisce il divieto per la monarchia di istituire nuove tasse senza l'autorizzazione dell'assemblea degli Stati Generali.
In secondo luogo si dà la possibilità agli Stati di riunirsi liberamente in qualsiasi momento senza il consenso reale.
Infine si attribuisce, sempre all'assemblea degli Stati Generali, il potere di nominare un consiglio di 36 membri, 12 per ogni stato, che devono svolgere il ruolo di consiglieri del re.
Da questo nuovo Gran Consiglio vengono naturalmente esclusi tutti i vecchi consiglieri del re Giovanni II, che di solito svolgevano il loro alto incarico con scarso impegno.
Al contrario i neoeletti hanno l'obbligo di presentarsi al lavoro ogni giorno all'alba, pena la perdita della congrua retribuzione prevista.
L'Ordinanza prevede, inoltre, tutta una serie di vincoli e limitazioni per la Corona e per i nobili del regno, prima tra tutte una forte riduzione delle spese personali, oltre al divieto di lasciare il Paese senza permesso o di iniziare guerre personali.
Un'altra serie di articoli prevede delle norme a tutela delle classi sociali più povere, alle quali viene riconosciuto il diritto di ricorrere all'uso delle armi per difendersi dalle violenze e dai soprusi dei potenti.
Infine gli Stati Generali si impegnano a raccogliere il denaro necessario ad armare un esercito di 30.000 uomini, però questi fondi devono essere gestiti dagli Stati e non dalla Corona.
Il Delfino Carlo, chiaramente restio a firmare un documento simile, viene costretto con metodi intimidatori da Marcel, che provoca disordini popolari sempre più violenti.
Viene così istituito il Consiglio dei Trentasei, mentre i vecchi consiglieri scappano a Bordeaux ad avvertire il re prigioniero, il quale, prima di imbarcarsi per l'Inghilterra, dichiara di disconoscere sia la firma del figlio che la Grande Ordinanza nel suo complesso.
Durante l'estate, nè il Delfino nè il Gran Consiglio riescono a governare efficacemente, ma entrambi cercano il consenso delle province.
Così Carlo decide di fare un giro per il Paese per dimostrare che il potere è ancora nelle sue mani e riesce, così, a portare dalla sua parte gran parte dei nobili.
Infatti alle assemblee degli Stati del nuovo anno la partecipazione della nobiltà sarà sempre più scarsa, anche perchè è la classe più danneggiata dal Nuovo Corso.
Tutto l'apparato introdotto dalla riforma sancita dalla Grande Ordinanza comincia ad entrare in crisi ed i vuoti di potere, causati nelle campagne, provocheranno il disastro della rivolta popolare ormai imminente. (By: Galletta Silvio)
ANNO 1359
Nel Baltico, una zona ricca di commerci, con evidenti scopi commerciali, le città fondano un consorzio di reciproco aiuto in caso di attacchi esterni; é la "LEGA ANSEATICA".
ANNO 1362
Il 12 settembre ad Avignone muore papa INNOCENZO VI. Il 28 dello stesso mese viene eletto suo successore URBANO V (Guglielmo di Grimoard)
ANNO 1370
CARLO IV dopo aver cercato inutilmente di inserirsi nella lega antiviscontea occupando Lucca, Siena e la città di Pisa appoggiata dai RASPANTI, viene contrastato sia a Pisa che a Siena dall'altra fazione, quella del popolo grasso e dei BERGOLINI. Carlo non fa proprio nulla per appianarli i contrasti; alla fine fra tante reciproche ostilità, varie dispute e ribellioni di popolo, con una di queste meglio riuscite Carlo viene scacciato dalla città in malo modo. I vincitori avviano così trattative di pace con Firenze.
Per Carlo è una frustrazione questa sconfitta; infatti, molto deluso dell'Italia e degli Italiani CARLO IV smette di combattere, riunisce l'esercito e fa ritorno in maggio in Germania.
Nei Paesi Baltici l'Ordine Teutonico, sotto la guida del Gran Maestro Winrich Von Kniprode, sconfigge i Lituani a Rudau e porta l'Ordine al massimo splendore. In particolare la vittoria porta ad una colonizzazione sistematica con fondazione di oltre 1400 villaggi. Però ci sono anche dei problemi: le nuove città entrano a far parte della Hansa cosicchè l'Ordine, che ha un proprio commercio, entra in concorrenza con esse; ci sono contrasti con la nobiltà terriera che vuole partecipare alle decisioni politiche. Con il Gran Maestro Corrado di Jungingen l'Ordine sconfigge i pirati Vitalienbruder (1398) e conquista il Neumark (1402) e la Samogizia (1404), raggiungendo al massima espansione territoriale. La Costituzione dell'Ordine Teutonico prevede dei fratelli cavalieri e chierici serviti da fratelli conversi di stirpe non nobile. Gli Statuti dell'Ordine sono integrati dalle decisioni del Capitolo e dalle Ordinanze del Gran Maestro che risiede a Marienburg (odierna Malbork in Polonia), capitale dell'Ordine dal 1309. Il Gran Maestro è eletto dal Capitolo Generale: egli governa insieme a 5 "ministri" (Gebietiger). Essi sono il Marschall (Maresciallo, Capo Militare), il Grosskomtur (Gran Commendatore, responsabile dell'Amministrazione), lo Spittler (Ospedaliere, responsabile dell'Assistenza)ed il Tressler (economo). Ci sono poi i Maestri Provinciali per la Prussia e per la Livonia.
In Danimarca il Re Valdemaro IV Atterdag viene sconfitto dalla Hansa e costretto alla Pace di Stralsunda che assicura alla Hansa il predominio marittimo e commerciale sul Baltico.
ANNO 1376
Papa GREGORIO IX, sempre dalla sua sede di Avignone, spregiando tutti i fiorentini come ribelli, scomunica l'intera città di Firenze. Intende punire tutta la popolazione che si é messa sotto la guida del "capo ribelle" SALVESTRO de' MEDICI. Il papa non si dimostra conciliante in nulla, ma con la sua scomunica non è che ha con questo durissimo atto formale liquidato e neppure risolto la questione. Del resto lui non cerca nessuna pace e nessun compromesso, vuole semplicemente appropriarsi della Toscana. E per ottenerla vorrebbe addirittura assediarla e prenderla per fame.
Infatti ricorre alle maniere forti. Assolda dei mercenari bretoni, poi queste truppe guidate dal cardinale Roberto di Ginevra scendono in Italia dirigendosi verso Bologna, poi attaccano la città, che però insorge, combatte furiosamente, caccia gli invasori e gli stessi vicari pontifici. Infine proclama la sua indipendenza creando un governo comunale con 16 rappresentanti della plebe.
Ma anche in Umbria le ostilità verso il papa si fanno sentire. A Perugia la ribellione e gli scontri che seguono, riescono a cacciare anche qui il vicario pontificio e la città liberata proclama la sua indipendenza.
In GERMANIA, in violazione delle disposizioni della Bolla d'Oro, si forma un'altra lega di città, la Lega delle Città Sveve che riunisce 14 città della Germania sud-occidentale contro il Conte Eberardo del Wurttemberg.
A CARLO V re di Francia, F. MAIORCA regala il famoso gigantesco "Mappamondo Catalano", una grande sfera ruotante di circa tre metri di diametro; vi sono riportate le conoscenze geografiche dei tempi.
In pratica molto grossolanamente vi appare il continente asiatico, l'Europa e l'Africa nelle quasi reali proporzioni; mentre nell'altro emisfero figura un grande immenso oceano, quindi senza le due Americhe. Ma le distanze sono pero' molto precise; dal Portogallo alle sponde dell'Asia la distanza é errata solo dell'1%. La sfericità della Terra e la sua circonferenza già in questi anni era quindi perfettamente non solo conosciuta ma abbastanza realisticamente rappresentata.
(Il mappamondo fino a pochi anni fa era conservato al Louvre)
Fonte:
www.uni-muenster.de/Geschichte/MittelalterSchriftlichkeit/ProjektA/rias...
Jürgen Treffeisen, Sculdascio e borgomastro. Le funzioni dirigenti nelle piccole cittá del Breisgau nel tardo medioevo (pp. 105-128)
Le quattro piccole cittá oggetto di questa ricerca, Neuenburg sul Reno, Kenzingen, Endingen sul Kaiserstuhl e Sulzburg cercarono di ridurre il potere e l'influenza degli sculdasci nel corso del XIII e XIV secolo. La facoltá di nomina doveva passare tra le competenze comunali e l'ufficio dello sculdascio doveva limitarsi a compiti di natura giudiziaria. Sotto questo aspetto Neuenburg ebbe pieno successo. A Kenzingen e Sulzburg invece lo sculdascio mantenne una posizione di vertice sul piano politico per tutto il medioevo. La facoltá di nomina rimase in queste due localitá nelle mani dei signori cittadini. Come concessione al comune tuttavia poteva essere nominato solo un cittadino. A Endingen in un primo momento subentró al posto dello sculdascio il giudice.
Parallelamente alla limitazione delle competenze dello sculdascio bisogna considerare l'ascesa del borgomastro, il cui potere a Neuenburg, Kenzingen e Endingen vide una crescita costante. In queste tre cittá, alla fine di un processo evolutivo durato decenni, si osserva l'avvenuto riconoscimento di un tale sviluppo da parte dei signori cittadini. A Sulzburg, la piú piccola delle cittá esaminate, l'istituzione della carica di borgomastro rimase un episodio di breve durata.
Sculdascio e borgomastro rappresentavano a Neuenburg dalla seconda metá del XIV secolo lo stadio finale di due diverse carriere comunali. A Kenzingen invece si poteva passare dall'ufficio di borgomastro a quello di sculdascio. In tutte e due le cittá molto spesso i curatori dei monasteri cittadini e delle istituzioni ecclesiastiche venivano recrutati dalle file dei borgomastri. Anche a Endingen una stessa persona poteva diventare prima borgomastro e poi giudice. A Sulzburg, a partire dalla seconda metá del secolo XIV, lo sculdascio proveniva sempre dalla cerchia degli scabini e, dopo aver svolto la sua attivitá, vi ritornava
Thomas Behrmann, 'Commerciante della Lega anseatica', 'cittá della Lega anseatica', 'Lega anseatica tedesca'? La terminologia relativa alla Lega anseatica e la concezione della stessa da parte dei suoi membri nel tardo medioevo (pp. 155-176)
Prendendo spunto dalla constatazione del fatto che i mercanti della Lega anseatica in Italia venivano chiamati Sterlini e nell'Europa occidentale Esterlinge/Oosterlinge in questo contributo ci si interroga sui motivi della discrepanza tra questo tipo di denominazione e il termine Ansa. Cosí si tocca il problema dell'identitá di quei mercanti bassotedeschi e di quelle cittá che erano unite tra loro da interessi economici comuni, ma che spesso avevano diversi orientamenti politici. La ricerca finora non si é occupata di tale questione, ma ha generalmente accettato il termine Ansa, senza interrogarsi sulle differenze esistenti da caso a caso, da epoca a epoca. Inoltre, in epoche precedenti, é stato soprattutto sottolineato l'elemento 'tedesco' di questa confederazione di cittá.
Dalle fonti scritte si ricava peró, per il tardo medioevo, che i mercanti dell'Ansa in Inghilterra e nelle Fiandre o in Burgundia non assegnavano un valore superiore alla firma apposta in nome dell'Ansa. Questo vale anche all'interno del territorio del Regno per le cittá anseatiche, un'espressione che di regola viene usata al plurale e non per la caratterizzazione particolare di una cittá. Il termine Ansa invece si limita spesso per mercanti e cittá sia all'estero che nel Regno a quei casi in cui si doveva ottenere un preciso scopo economico o soprattutto politico. Ci si rifá all'appartenenza al gruppo dei mercanti o delle cittá anseatiche oppure ci si presenta a nome dell'Ansa, per godere dei privilegi comuni o per portarsi, a livello diplomatico, in una posizione di vantaggio.
I mercanti bassotedeschi tuttavia, quantomeno nelle Fiandre e in Burgundia, hanno evidentemente sottolineato non solo il loro legame con l'Ansa, ma anche la loro origine nazionale, ma solo per determinati motivi. Lo sviluppo inverso, fatto di rivendicazioni e di influenza esercitata dalle cittá anseatiche, diviene evidente particolarmente nella prima etá moderna. Sorge allora una forma di argomentazione storicizzante che, partendo dalla posizione di potere - rappresentata a tinte brillanti - di cui le cittá anseatiche avevano goduto nel passato, elabora un modello da attuare nel presente. Questa tendenza raggiungerá il suo apice nel XIX secolo.
Michael Drewniok, Il monastero di Bredelar e i signori di Padberg: un complesso rapporto tra vicini nel medioevo (pp. 179-204)
Nell'estremo angolo a sudest di Paderborn, sul confine tra questa diocesi e l'arcidiocesi di Colonia, si insediarono nel 1196 nel monastero di Bredelar, precedentemente occupato da monache premostratensi, i monaci cistercensi. Su di un colle di fronte ad essi si trovava il castello dei signori di Padberg, i quali nel 1120 si erano stabiliti lí in qualitá di ministeriali dell'arcivescovo di Colonia. Le sorti dei monaci e dei signori di Padberg furono fin dall'inizio strettamente collegate tra loro. Inoltre sia il convento che la famiglia nobile non rimasero estranei alle vicende politiche contemporanee. I monaci erano sostenuti dal vescovo di Paderborn, alla cui diocesi Bredelar apparteneva. I signori di Padberg difendevano gli interessi dell'arcivescovo di Colonia, a cui appartenevano i diritti territoriali e feudali. Entrambi i principi osservavano con interesse il monastero soprattutto a partire dall'epoca in cui, nell'XI secolo, cominciarono a formare dei territori autonomi. Il significato di Bredelar come caposaldo per il rafforzamento dei confini ancora incerti crebbe per entrambe le parti nel momento in cui i cistercensi cominciarono a lavorare la zona incolta intorno al convento, fino ad allora a mala pena bonificata. Dall'economia agricola, che fiorí rapidamente, traeva vantaggio la popolazione della regione, che lavorava nelle corti del monastero, da questo affittava terre o praticava attivitá di commercio con la comunitá. Anche con i signori di Padberg si arrivó ad un vivace scambio commerciale. Questi proteggevano e favorivano i loro vicini sia per incarico dell'arcivescovo, loro signore, sia pensando ad un accrescimento dei loro territori. La coesistenza, che nel complesso era risultata armonica ed era stata turbata solo raramente da incidenti di lieve portata, fu messa a dura prova nel XIV secolo. Epidemie, contese irrisolte, cattivi raccolti ed una costante inflazione, portarono - in una specie di reazione a catena in senso negativo - all'abbandono di intere aree coltivate. La 'crisi del tardo medioevo' colpí i due vicini Padberg e Bredelar in misura diversa. Il convento non fu risparmiato dalla crisi, ma la sua base economica era abbastanza fondata da poter superare anche periodi difficili. Per i signori di Padberg invece le cose andarono peggio. Essi poterono compensare le loro perdite economiche solo nella misura in cui depredavano le regioni di confine di Paderborn, Colonia, del Waldeck e dell'Assia come predoni. Al tempo stesso peró essi continuarono a perseguire le loro ambizioni in campo territoriale.
Il monastero di Bredelar subí le conseguenze di questa situazione. Non solo gli attacchi dei predoni erano pericolosi. La difesa dei signori di Padberg, che si erano uniti ad altri cavalieri in vere e proprie bande pronte a combattere, portó a dei lunghi conflitti armati, che spesso si scatenavano intorno al castello di Padberg. Non di rado gli insediamenti vicini, le corti, e lo stesso monastero, finivano per restarne coinvolti. La minaccia piú grave dileguó, quando verso il 1400 le bande di cavalieri poterono essere finalmente domate. I signori di Padberg continuarono ad usurpare possedimenti dei monaci di Bredelar. Tuttavia le maggiori difficoltá venivano ora al monastero dal fatto che le comunitá cittadine dei dintorni erano sempre piú consapevoli dei propri diritti e non avevano piú intenzione di riconoscere in tutta la loro ampiezza i privilegi ecclesiastici dei cistercensi.
Fonte:
www.istruzione.it/buongiorno_europa/allegati/senigallia/s...
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SCUOLE CON LE …RETI
(Ivana Summa, maggio 2005)
Uno degli articoli più innovativi del D.P.R. n. 275/99 è sicuramente il n. 7, intitolato
alle “Reti di scuole”. Se consideriamo che l’autonomia non è una finalità ma uno
strumento funzionale al raggiungimento delle finalità istituzionali delle scuole, allora
la possibilità di mettersi in rete è uno degli strumenti più potenti e, come tale, difficile
da utilizzare perché impone a tutti i soggetti di pensare e di pensarsi in modo
diverso rispetto al passato.(omissis)
Cominciamo con le radici storiche delle reti, perché anche questo è un che viene da
lontano. Infatti, studioso italiano, A. Pichierri 2, occupandosi di reti di città e reti di
imprese in diversi periodi storici, ha ricostruito la genesi organizzativa delle reti,
individuandone le principali e originarie caratteristiche, per pervenire ad una moderna
definizione di rete, che noi abbiamo ripreso con gli opportuni aggiornamenti, più
avanti.
Egli pone la nascita delle reti nel XII secolo, quando nacque la Hansa ( Ansa, Lega
anseatica), una originale formazione sociale in ambito economico e mercantile. Si
tratta, come è noto, di una sorta di società marittima con una struttura politico
organizzativa che, per perseguire fini economici, associa mercanti e città, anche
molto lontani, risolvendo problemi non solo di natura economica, ma anche di
natura sociale.
La lega anseatica agisce, con una sua identità, per almeno tre secoli sulla scena
europea. Essa è costituita essenzialmente da città molto diverse per strutture e per
dimensioni, ma anche da leghe regionali di città, dall’Ordine Teutonico, da singoli
mercanti o da loro associazioni, dagli insediamenti mercantili autogovernati in diversi
paesi e denominati “Kontore”.
Siamo in presenza, dunque, di una molteplicità di attori che hanno interessi comuni
ma anche specifici, che cooperano pur essendo in competizione: la lega riesce a
2 Pichierri A., (1999), Organizzazioni rete, reti di organizzazione: dal caso anseatico alle organizzazioni
contemporanee, in Studi Organizzativi, n.3.
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combinare efficacemente interessi e bisogni garantendo alcuni fondamentali obiettivi
che, nel caso specifico, sono di natura economica. E’ una rete di reciproca
agevolazione e protezione che garantisce scambi e commerci in tutte le situazioni
politiche, tra fasi di pace e fasi di guerre.
Tutto ciò è avvenuto grazie ad una serie di meccanismi organizzativi basati
fondamentalmente su legami ad “assetto variabile” ( ora deboli nei momenti di
ascesa, ora forti nei momenti di declino e di rischio ) ma sempre “laschi” tra i
soggetti della rete, diversi per identità ed appartenenze.
Oggi, che sul piano dello sviluppo organizzativo la rete sta diventando la metafora
dei nuovi modelli orizzontali che si contrappongono alla tipologia burocratica e
gerarchica3, un approfondimento teorico anche con uno sguardo storico è quanto mai
opportuno.
In questa prospettiva il modello anseatico – già sperimentato storicamente e per un
tempo molto lungo - può essere utile per analizzare e progettare le moderne reti di
organizzazioni, in una fase in cui queste si vanno diffondendo grazie alla loro
applicabilità in moltissimi contesti, da quelli virtuali e telematici a quelli produttivi e
commerciali e di istituzioni pubbliche e private. (omissis)
fonte:
www.uciim.it/corsicon/UD_html/storia.html
a. Il Mar Baltico: spazio nordico di cooperazione e integrazione
È, in un certo senso, anch’esso un "mare tra le terre" compreso tra la penisola scandinava, quella della Danimarca e l’Europa continentale. Su esso si affacciano dieci nazioni (Germania, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Norvegia, Polonia, Russia, Svezia). A causa dell’evaporazione quasi nulla, del modesto scambio di acqua attraverso gli stretti e l’apporto imbrifero di oltre 250 fiumi, la sua acqua ha un livello inferiore di salinità rispetto agli oceani; non è raggiunto dagli effetti benefici della Corrente del Golfo.
• La Lega Anseatica: dal germanico Hanse che indicava sia la tassa pagata dai mercanti che il raggruppamento di mercanti all’estero. Attiva dal XII al XVII secolo, ad essa aderirono oltre 160 città e parti del nord Europa (Amburgo, Lubecca e Brema portano ancora oggi una H sulla targa automobilistica che sta per Hansestadt). La lega estendeva la sua influenza e i suoi traffici lungo due direttrici: una est-ovest da Londra fino a Novgorod, l’altra nord-sud da Oslo fino alle città interne dell’Europa centrale lungo i fiumi emissari nel Baltico. La fine dell’associazione corrisponde con la nascita e lo stabilizzarsi degli Stati nazionali (Svezia, Polonia, Russia).
• I commerci della Lega Anseatica: i prodotti di scambio principali erano i tessuti fiamminghi, le pellicce russe, il ferro e i minerali scandinavi, il legno norvegese, la birra tedesca e poi grano, sale, e pesce, in particolare il pesce essiccato. Lo stoccafisso fu importato dai veneziani in Italia dopo il Concilio di Trento per consentire a tutti, anche in terraferma, di osservare l’obbligo di astinenza dalle carni nei giorni di magro.
• Le città-stato della Lega Anseatica: nascono e si sviluppano nel tardo medioevo sulla spinta dei traffici commerciali; differiscono dalle città italiane della Francia meridionale che sopravvivono durante il basso medioevo e tornano a crescere verso la fine del medioevo sulla base delle "civitas" cioè come polo di aggregazione e di attrazione anche del territorio circostante; a differenza delle città italiane, quelle della lega anseatica non si circondano di mura protettive.
• La regione baltica: esempio unico di cooperazione: a partire dalla plurisecolare storia di relazioni commerciali e culturali (ma anche di dominazioni reciproche), delle comuni radici religiose e linguistiche, gli stati del Baltico hanno saputo sviluppare una significativa collaborazione reciproca, accumulatasi in cinquant’anni di Consiglio Nordico, spesso con forme di cooperazione poco istituzionalizzate ma concrete. Nel 1992 tutto ciò è stato formalizzato nel Consiglio degli Stati del Mar Baltico (CBSS) con la Dichiarazione di Copenaghen e l’adesione di Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Latvia, Lituania, Norvegia, Polonia, Russia e Svezia e della stessa Commissione Europea tramite un suo rappresentante; ad essi si è aggiunta nel 1995 l’Islanda. Nel 1997 l’UE ha riconosciuto ufficialmente la "dimensione settentrionale" ed attivato appositi programmi di supporto e investimento. Dal 1998 tutti gli stati membri della CBSS sono impegnati nella realizzazione dell’Agenda 21: la regione del Mar Baltico è la prima al mondo ad adottare una strategia comune di sviluppo sostenibile
[Modificato da jokosan 22/11/2005 16.24]