Ma può fare la secessione chi ha giurato sul tricolore? - di GILBERTO ONETO

Ma può fare la secessione chi ha giurato sul tricolore?

di GILBERTO ONETO

"Contrordine compagni!" Così Guareschi si faceva beffe dei trinariciuti che eseguivano alla lettera gli ordini pubblicati su L'Unità, refusi compresi. "Contrordine padani!" ha tuonato Bossi rimettendo in circolazione una parola magica e terribile che non si sentiva pronunciare da un po': secessione. Il primo articolo dello Statuto della Lega stabilisce come obiettivo primario l'indipendenza della Padania senza specificare come arrivarci, consentendo confusione fra il fine e i mezzi. Per dividersi dalla moglie uno ha molte alternative: la separazione consensuale per i più civili, il tribunale per quelli litigiosi, l'uxoricidio per i mariti sbrigativi. I popoli dabbene, che vogliono l'indipendenza da uno Stato civile, la ottengono con trattative, referendum, o devoluzione graduale dei poteri; si ricorre alla proclamazione unilaterale - e cioè alla secessione - se la controparte è riottosa, alla lotta armata nei casi più estremi. La storia è piena di popoli che si sono messi in proprio per difendere libertà e ricchezze - il "conservare in buono stato sé, i beni ed i diritti" dei secessionisti svizzeri del 1271 -, che prendono questa strada per ragioni serie e importanti. È la prima volta che si sente minacciare la secessione per una modifica alla legge elettorale, e cioè per un po' di posti in Parlamento per sistemare colonnelli, furieri e famigli. Per tornare all'esempio delle divergenze fra coniugi sarebbe un po' come minacciare di ammazzare la moglie se non cambia canale. Di solito prevale il telecomando sul coltello. Era perciò inevitabile che alla cena di Arcore si optasse per la stabilità delle cadreghe. Da anni si dibatte sul diritto di autodeterminazione e sull'allargamento delle autonomie dei popoli padanoalpini. É una cosa seria che interessa milioni di persone e le generazioni future: è un po' triste vederla ridotta ad arma di ricatto per assicurare una sinecura a qualche amico. Nel frattempo però la base ci ha creduto. A Radio Padania - la spia più genuina del leghismo ruspante - i cuori si sono riscaldati e il «finalmente si torna alla secessione» è stato il leit motif di una intera mattinata di trasmissione. Fingiamo di supporre che invece sia proprio così, che dopo l'ubriacatura delle alleanze - la Lega torni davvero sola. C'è un problema. Come può rimettersi a fare il secessionista chi ha fatto il ministro italiano, chi ha giurato sulla Costituzione, chi si è presentato impettito sul palco il 2 giugno, chi si è schiaffato sugli attenti all'inno di Mameli? Come fanno i sindaci che si sono pavoneggiati con la fascia tricolore, quello che vuole erigere un monumento luminoso sulla Piave, quello che ha regalato un tricolore ai nuovi nati? Ve lo vedete Gerry Adams avvolto nella Union Jack tifare per la nazionale inglese? O Jordi Pujol gorgheggiare "Cara al sol" in camicia azzurra? Siamo seri! Il minimo che si può fare se si vuole l'indipendenza è di non frequentare i salotti (e le stanze del potere) dell'oppressore. O, se lo si è incautamente fatto, dimettersi. L'indipendenza, la libertà, l'autonomia sono cose serie, non sono una figurina da calciatore da barattare con una confezione di Nutella. Ma è già pronto un ulteriore "contrordine compagni": "la frase «a Vicenza dobbiamo tornare alla secessione» va così letta «dobbiamo tornare alla successione». E così si rimettono in agitazione i delfini e gli eredi, compreso l'Infante temporaneamente prestato all'agricoltura. E tutto riprende come prima. Scommettiamo?

Libero 31/01/07

ah che bella la Lega, ha preso un sentimento potenzialmente dannoso per l'italia e lo ha distrutto