Re: Re:
Scritto da: -Kaname-chan 10/07/2007 0.09
Tu porti sfiga, torna ad occuparti di altro, finora solo post apocalittici sulla fine dei tempi hai messo
A parte gli scherzi, l'Iran raziona perché non ha le raffinerie con cui produrre benzina dal petrolio che produce Il resto è comunque inquietante soprattutto perché con lo sviluppo dell'Asia Orientale la fame di energia è enormemente accresciuta: praticamente siamo stati fortunati a svilupparci per primi, Cina e compari rischiano di restare senza benzina prima di aver completato lo sviluppo. Resta però che io non credo molto alle teorie catastrofiste, da qualche parte avevo anche scritto i motivi. Ma praticamente lo sviluppo tecnologico rende sempre più efficiente l'utilizzo delle fonti energetiche che ci sono già e dà la possibilità di sfruttare al meglio quelle poco sfruttate o assolutamente non sfruttate, come il petrolio nelle sabbie canadesi. E c'è pure da considerare che altri giacimenti potrebbero ancora essere nascosti. E' probabile che una parte dell'aumento del prezzo del petrolio, considerato lo specchio della sua attuale scarsità, sia anche dovuto a questioni politiche: fino al 2000 il petrolio costava poco, il prezzo calava ininterrottamente dal 1986 e la Cina nel 2000 era sviluppata poco meno di ora... bisognerebbe leggere parecchi dati per saperne di più cmq
A me personalmente i catastrofisti mi hanno sempre fatto ridere
almeno finchè blateravano su crisi economiche inesistenti e imminenti collassi del capitalismo che devono succedere da sessant'anni e non capitano mai
Ma qui il discorso è un'altro e ben più grave: il petrolio sta davvero raggiungendo il picco di produzione. Considera che nei prossimi cinque anni la domanda mondiale di petrolio salirà di circa dieci/dodici milioni di barili al giorno: considera che la produzione saudita è circa dieci milioni di barili al giorno, praticamente ci occorre una nuova arabia saudita ogni cinque anni (!) mentre invece quasi tutti i pozzi di petrolio nel mondo sono in diminuzione. Considera che Ghawar, il giacimento più grande del mondo (in Arabia Saudita) è in difficoltà; Burgan, il secondo più grande del mondo, è anch'esso in calo: non perhè il Kuwait non vuole produrre ma perchè gli ingegneri non riescono a mantenere costante il flusso di petrolio a causa dell'esaurirsi del giacimento; anche il Messico, ha annunciato che Cantarell, il terzo più grande giacimento del mondo ha raggiunto il picco di produzione e l'output diminuirà di circa l'8% all'anno; La Gran Bretagna, che finora era esportatrice di petrolio, dall'anno scorso è diventata importatrice a causa dell'esaurimento dei giacimenti nel mare del nord; anche la produzione negli Stati Uniti e in Cina è in forte declino. Anch'io all'inizio speravo nelle sabbie dell'Alberta, ma il Canada spera di arrivare a produrre quattro/cinque milioni di barili entro i prossimi dieci anni (perchè per purificare le sabbie ci vogliono tonnellate di acqua, calda per giunta) mentre la domanda mondiale sale a picco.
Qui non è questione di strambe teorie catastrofiste tutte uguali che vanno avanti da decenni, ma il problema è molto più serio, perchè il petrolio purtroppo non è eterno.
E'di ieri la notizia che l'IEA, International Energy Agency, afferma che il picco è quasi raggiunto:
(La fonte è
QUI, ci i link alle pagine dell'IEA e dei vari qutidiani)
IEA, report di Luglio. Il quadro è sempre più chiaro.
E' uscito qualche giorno fa il report che la IEA, International Energy Agency, rilascia a metà anno. Un assaggino dei suoi contenuti l'aveva già offerto Faith Birol, dirigente IEA, in una recente intervista a Le Monde.
Ecco un saliente estratto del report:
Il concetto di peak oil e i suoi tempi sono soggetti altamente emotivi che destano intense discussioni. Molto dipende dalla definizione di quale segmento di produzione petrolifera è vicino al picco. Le nostre previsioni suggeriscono che che la componente convenzionale, non-OPEC, ha effettivamente raggiunto il plateau.
Naturalmente il report ha subito destato l'attenzione della stampa internazionale. Ecco l'inglese Telegraph:
L'ultimo report dell'IEA è una lettura spaventosa. Non hai bisogno di essere un apocalittico "peakoiler" per pensare che il mondo sta per affrontare una crisi energetica. Gli investitori, e chiunque altro peraltro, hanno bisogno di riflettere sulle implicazioni di alti prezzi del petrolio.
E il Times:
Il mondo affronterà una fase di restrizione energetica mentre la domanda di carburanti eccede il ritmo di crescita nella produzione di petrolio, afferma il principale organismo di analisi del mondo.
Ne parla l'Independent , e dalla Russia anche il Moscow Times:
La produzione russa potrebbe entrare in stallo tra il 2010 e il 2012, ha affermato l'IEA. La IEA ha anche sostenuto che, senza dati specifici per ogni giacimento, non è possibile fare una proiezione accurata.
Secondo il New York Times :
Un nuovo report IEA ha previsto che la domanda mondiale di petrolio crescerà più velocemente di quanto atteso nei prossimi cinque anni, mentre la produzione scenderà minacciando una crisi energetica.
E il Wall Street Journal:
La IEA ha suonato l'allarme a tutto il mondo con un report che avverte di un'imminente crisi nella produzione di petrolio e gas che dovrà alimentare la crescita economica mondiale nei prossimi anni. Le sue pessimistiche previsioni prevedono un calo attorno al 2012, con poche prospettive di risoluzione a meno che la crescita economica non si arresti. Non è una buona notizia per i consumatori, che dovranno aspettarsi ulteriore pressione sui costi energetici.
Insomma, un bel giro del mondo in allarme. Manca l'Italia: nessuna delle fonti stampa principali (Repubblica, Corriere, Sole24Ore, RAI) fa la minima menzione della notizia. Ma sono sicura che è colpa di GoogleNews che funziona male, o mia che non so cercare...