Federalismo, la Lega apre al pd

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DarkWalker
00domenica 13 luglio 2008 14:47
Federalismo, la Lega apre al Pd
Bossi: "Occorre accelerare i tempi"

Solo un mese fa il leader del Pd Veltroni rifiutava ogni contatto diretto con la Lega accusando Bossi di "secessionismo mascherato", e si rivolgeva direttamente a Berlusconi. Ora i tecnici del Pd hanno messo a punto una bozza di confronto sul federalismo fiscale che da settembre fornirà le basi per un confronto con il Carroccio. Anche i sindaci Chiamparino, Cacciari e Penati spingono in questa direzione. Intanto Gasparri assicura: "Il federalismo entro l'anno".

Con la polvere della bufera sulla Giustizia ancora nell'aria, la Lega esce allo scoperto in difesa del federalismo fiscale e apre, inaspettatamente, al Partito democratico. Un'iniziativa che a Bossi serve per passare quanto prima all'incasso, si fa notare dalle parti di via Bellerio, visto i rallentamenti registrati su questo fronte a scapito di altri provvedimenti, quali il lodo Alfano e più in generale la questione Giustizia, e a Veltroni per ricucire il dialogo con la maggioranza.

Che il Pd fosse interessato a dialogare con la Lega lo si era intuito dalle seppur caute dichiarazioni di Veltroni a Matrix. "Il Pd è interessato a dialogare con la Lega e la maggioranza sul federalismo fiscale - aveva sottolineato - ma non si può fare se ci si tirano i piatti. Per confrontarsi serve un clima di rispetto istituzionale e di ruoli. In assenza di questo è chiaro che è difficile fare riforme di questa profondità".

Il messaggio è stato ricevuto e sulla Padania è apparso un intervento del segretario del Pd lombardo, Maurizio Martina che afferma: "Il federalismo fiscale è uno dei migliori strumenti per migliorare la spesa pubblica". D'altra parte, a spingere il Carroccio sui sentieri del dialogo e a far scattare l'allarme, sembra siano bastati i primi provvedimenti del governo. In particolare quelli sulle concessioni autostradali che rischiano di avere pesanti conseguenze sui cittadini del Nord, per non parlare del prestito su Alitalia, che prosciuga i fondi per le imprese e da ultimo la giustizia che ha avvelenato il clima con l'opposizione.

Per far fronte a una base sempre più insoddisfatta, ecco allora il dialogo con il Pd per ottenere dei risultati il più presto possibile con qualche rinuncia, tra cui l'inclinazione tutta padana al proclama incendiario e il modello lombardo nella sua versione dura e pura, che fino a poco tempo fa rappresentava una specie di linea del Piave. Si ripartirà dal Parlamento, dicono alla Lega, per arrivare ad un modello condiviso e implementabile.

Novità anche sul fronte delle altre riforme costituzionali. Una miriade di fondazioni, tra cui quella dell'ex ministro degli Esteri D'Alema Italianieuropei, si daranno appuntamento lunedì 14 luglio per riparlare di riforme e anche in questa occasione l'asse privilegiato non sarà tra Berlusconi e Veltroni e i due relativi partiti a vocazione maggioritaria, ma ancora una volta il Pd ritroverà al tavolo, la Lega e, i questa occasione, anche Casini dell'Udc e Franco Giordano di Rifondazione.

E ad accumunare personaggi così diversi politicamente ci sarebbe, niente po pò di meno che un ritorno di fiamma per il sistema proporzionale alla tedesca. L'attenzione di Bossi, in particolare, è il segnala che la Lega è pronta a convergere sul modello tedesco, se sul federalismo arriveranno adeguate garanzie di collaborazione da parte dell'opposizione. Si verrebbe così a creare uno schieramento che andrebbe dal Carroccio, alla falce e martello di Rifondazione.

Intanto a discutere di questi "piani sovversivi", ci sarà anche Veltroni che si è sempre dichiarato contrario a traghettare il sistema verso il proporzionale. Vedremo, ma sicuramente il leader del Pd si trova davanti a un altro passaggio moto delicato.


Si aprono interessanti prospettive:non solo la sinistra estrema potrebbe non disapprovare in toto il federalismo, ma verrebbe meno anche un ostacolo tra una alleanza (che per me,rimane comunque remota)tra pd e lega in funzione anti destre.
Perchè passi un progetto contro il pdl comunque la presenza dell'UDC è idnispensabile, e quindi non ne verrà fuori comunque nulla di buono.
princepsoptimus
00domenica 13 luglio 2008 16:26
Infatti l'UDC è sempre affacciato alla finestra che attende, e bisogna stare molto attenti...
Riccardo.cuordileone
00domenica 13 luglio 2008 17:48
Tanto il PD non aprirà alla Lega, quindi...
=Gradius=
00mercoledì 16 luglio 2008 22:17
Speriamo che sia da una parte che dall'altra,si sveglino a "fare" questo federalismo...Ci appoggiamo ancora su un vecchio stato centralista e con una burocrazia da terzo mondo
Lux-86
00giovedì 17 luglio 2008 12:33
Re:
Riccardo.cuordileone, 13/07/2008 17.48:

Tanto il PD non aprirà alla Lega, quindi...



non finchè c'è veltroni, che mandò a monte un accordo in Lombardia per far governare la regione da un'alleanza lega-ulivo, ma segato lui se ne potrebbe anche discutere.
princepsoptimus
00giovedì 17 luglio 2008 13:07
Re: Re:
Lux-86, 17/07/2008 12.33:



non finchè c'è veltroni, che mandò a monte un accordo in Lombardia per far governare la regione da un'alleanza lega-ulivo, ma segato lui se ne potrebbe anche discutere.




Magari lo cacciassero... si risolverebbero molti problemi...

alleanza idv-Pd più forte e molte altre cose...
-Giona-
00giovedì 17 luglio 2008 14:38
Re: Re:
Lux-86, 17/07/2008 12.33:



non finchè c'è veltroni, che mandò a monte un accordo in Lombardia per far governare la regione da un'alleanza lega-ulivo, ma segato lui se ne potrebbe anche discutere.



Ti riferisci a quello per le regionali del 2000? Mi pare invece che a mandarlo a monte fosse stato Martinazzoli, che annunciò la propria candidatura, e che lo sponsor occulto di Martinazzoli fosse Prodi, mentre D'Alema avrebbe voluto l'accordo con la Lega.
DarkWalker
00martedì 9 settembre 2008 09:37
Il retroscena L'offensiva lumbard sul Pdl preoccupa il Cavaliere
Sfida del Nord tra Silvio e Umberto
«La Lega non pensi di muoversi da sola»
Federalismo fiscale, il premier a Tremonti: «Approvarlo subito? Devo pensarci»

Bossi e Berlusconi
Bossi e Berlusconi
Dovrebbero vedersi stasera il Cavaliere e Bossi, in compagnia del solito Tremonti. Ma l'appuntamento ancora ieri pomeriggio non era stato confermato, perché il premier pare avesse fatto sapere di esser già impegnato. E tanto basta per capire il nervosismo che agita il centrodestra alla vigilia di un tornante decisivo nell'azione di governo. Sia chiaro, non è alle viste alcuno strappo tra il Pdl e la Lega.

Come vadano le cose nel centrodestra, l'ha spiegato il ministro Scajola a Bobo Craxi durante una chiacchierata questa estate: «Tra noi c'è chi si affatica inutilmente pensando al futuro. In realtà non ci sono alternative a Berlusconi. La storia poi che lui pensi al Quirinale non esiste: governerà più a lungo del re Sole». Se andrà così è da vedere. Quanto al presente, l'ultimo sondaggio che Ipsos ha inviato al Pd testimonia però che la «luna di miele» del Cavaliere con il Paese non è terminata, anzi. Gli italiani che «scommettono» sulla vittoria del centrodestra anche alle prossime elezioni sono saliti dal 48,4% di fine luglio al 59,8% di inizio settembre. Il giudizio positivo sull'operato del governo è passato dal 52,1% al 56,1%, con il Cavaliere che è schizzato dal 52,5% al 58,2%. E il Pdl non ha risentito per l'avanzata della Lega, progredendo nei consensi fino al 36,7%. I dati non hanno sorpreso i dirigenti del Pd: «Basti pensare - spiegava giorni fa il veltroniano Tonini - ai cavalli di battaglia di Berlusconi. I rifiuti in Campania e Alitalia sono due questioni che avremmo dovuto risolvere quando eravamo noi al governo». Ma paradossalmente, proprio il fatto di essere il dominus della politica con un'opposizione in crisi, scesa al 26,6% di giudizi positivi - si sta ritorcendo contro il premier, costretto a fronteggiare polemiche quotidiane: da quelle estemporanee ma pesanti provocate dalle parole del sindaco di Roma Alemanno e dal ministro La Russa sul fascismo e sulla Rsi, a quelle meditate e mirate del Carroccio.

In ballo c'è il federalismo fiscale, una partita all'ombra della quale si giocano gli equilibri della coalizione e i futuri assetti di potere. Il Cavaliere pensava di dettare i tempi, invece la Lega ha innescato il timer, aprendo più fronti polemici. Raccontano di un Berlusconi per metà infastidito e per metà preoccupato, non certo per la tenuta della coalizione quanto per l'immagine del governo e per i rapporti con il Carroccio. Le mosse leghiste hanno fatto saltare la sua strategia comunicativa. È dovuto intervenire per difendere il ministro dell'Istruzione Gelmini dall'ennesimo attacco di Bossi, e ha dovuto smentire la reintroduzione dell'Ici: «Solo l'idea che i cittadini possano pensare che noi gli metteremo le mani in tasca mi fa inorridire». Non vuole alzare il livello dello scontro ma non può far finta di nulla, «spero solo - ha detto ieri - che finita l'estate siano finite anche certe esternazioni». Il punto è che non è finita, anzi è appena iniziata la sfida per il primato al Nord. L'anno prossimo, politicamente cioè domani, le Amministrative saranno se possibile un test ancora più importante delle Europee, perché varranno come prova generale per le successive elezioni Regionali. Bossi era stato esplicito con Berlusconi ancor prima del varo del governo: allora chiedeva un governatore per il Carroccio tra Veneto e Lombardia; oggi mette l'ipoteca sul dicastero dell'Istruzione qualora la Gelmini venisse candidata al Pirellone. «Competition is competition», la regola vale anche nel centrodestra.

E nella competizione la Lega si è impadronita di tre temi politici di prima grandezza, così da usarli come moltiplica di consensi: sicurezza, immigrazione e, appunto, federalismo fiscale. Berlusconi avverte il rischio, sostiene che «la Lega è un alleato indispensabile ma non può pensare di muoversi in proprio »: «Il federalismo fiscale non è solo una loro bandiera, ma un obiettivo di tutto il centrodestra. E va fatto nell'interesse di tutto il Paese». Fino a che punto il Cavaliere scarichi le proprie tensioni su Tremonti, elemento di raccordo con il Carroccio, è questione per ora secondaria. E sull'invito del titolare dell'Economia a dare il via libera presto al federalismo fiscale per interrompere lo stillicidio, prende tempo: «Devo pensarci». Così questa settimana il Consiglio dei ministri potrebbe al massimo avviare un «esame preliminare » sul testo. Il Cavaliere vuol vederci chiaro sul merito e sul metodo del progetto, e soprattutto insiste per un accordo «preliminare e di ferro» sulle questioni che gli stanno a cuore: la legge elettorale per le Europee «con sbarramento alto e senza preferenze»; e la riforma della giustizia, che andrebbe approvata «insieme al federalismo fiscale».

E qui sorge il problema che è stato sottoposto all'attenzione di Berlusconi e che non è di facile soluzione. Quanto varrebbe l'accordo «di ferro» già a gennaio? Perché il federalismo fiscale è un disegno di legge delega collegato alla Finanziaria: una volta licenziato dal Parlamento, entro fine anno, spetterà al governo varare i decreti legislativi. Insomma, l'eventuale braccio di ferro sui contenuti della riforma si sposterebbe in Consiglio dei ministri. Da quel momento la Lega si troverebbe in una posizione di forza, e potrebbe giocare al rilancio con Berlusconi su due tavoli. Su quello parlamentare, per esempio, dato che è impensabile l'approvazione della riforma della giustizia entro fine anno. Ma soprattutto sul tavolo politico: dalle nomine ai candidati sindaci nel Nord, le richieste del Carroccio potrebbero diventare esose per il Cavaliere, e magari Bossi potrebbe minacciare corse solitarie in alcuni comuni. È difficile pensare che il Senatur possa mettere in pratica la teoria delle «mani libere», Berlusconi lo definisce sempre un «fedele alleato». Ma se vuol «vederci chiaro» è perché fidarsi è bene...
Pius Augustus
00martedì 9 settembre 2008 09:58
la cosa mi piace.
princepsoptimus
00martedì 9 settembre 2008 12:12
Quel Bossi lì è la nostra unica salvezza.. guarda come siam messi male per i prossimi anni^^
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