[POL-IT]Nuovi leader per rilanciare il carrocio (G. Oneto)

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Riccardo.cuordileone
00martedì 27 giugno 2006 15:45
È andata come doveva andare e come non poteva che andare. È penoso confrontare questo risultato con quello di segno opposto della Catalogna e non serve cercare giustificazioni nell'aver dovuto decidere fra due leggi ugualmente brutte. Non era una scelta chiara fra più o meno autonomia: la legge del 2005 è un triste misto di briciole di federalismo e vagonate di centralismo. Ciò nonostante, in molte contrade padane il referendum è stato comunque letto da tanti come una scelta di autonomia e in metà delle province è prevalso il sì, ma attenzione: molti autonomisti si sono astenuti o hanno addirittura votato contro sostenendo ( con un certo numero di ragioni) che si trattasse di un pasticcio. A questi vanno aggiunti i cittadini delle Regioni a statuto speciale che hanno avuto paura dell'interesse nazionale e di perdere qualcuna delle libertà duramente conquistate. Infine si devono sommare tutti quelli che hanno votato no perchè così ha detto loro il partito: una fedeltà un po' ottusa ma forte in talune aree geografiche. Se il referendum fosse stato su una scelta più chiara, alla catalana, tipo: « volete più autonomia, volete tenervi più soldi? » , i risultati - lo si capisce - sarebbero stati ben diversi. Il 25% di padani indipendentisti " da subito" contati da Limes qualche anno fa sono sicuramente aumentati. Quella di ieri è evidentemente una sconfitta di Berlusconi che ha adottato una strana creatura costruita a Lorenzago cucendo assieme - come Frankestein - pezzi di patriottismo un po' demodé, di centralismo e anche qualche brandello di autonomismo. Un compromesso che non è servito a far digerire le riforme allo stivale dal ginocchio in giù. ::: Ma è soprattutto una sconfitta della Lega che dopo anni si ritrova con un pugno di mosche e che non può più evitare di sottoporsi a un serio tagliando. Una classe dirigente che ha perso tre quarti dei suoi elettori in dieci anni, che ha sbandato una militanza straordinaria, che ha sprecato ogni occasione di dare costrutto culturale a percezioni identitarie e a scontento sociale ed economico, non può continuare a dare la colpa al destino cinico e baro. É deprimente il confronto con gli autonomisti catalani che hanno perseguito con serietà il loro disegno senza perdersi in balossate: Pujol non si è dedicato a Miss Catalogna, non sono stati sistematicamente liquidati tutti quelli che pensano con la loro testa, non si sono fatte banche sgangherate, circhi o sale Bingo. Non basta: esistono numerosi partiti catalanisti con diverse sfumature ideologiche e programmatiche, ce n'è per tutti i gusti. Qui ce n'è uno solo che soffoca ogni elemento di differenza. La dirigenza leghista non può più - come ha sempre fatto - risolvere tutto con un abile salto acrobatico Non ci sono più conigli da tirare fuori dal cappello. Non c'è più l'energia per questi numeri di prestigio: la militanza è decimata e frastornata, il partito è guidato da un uomo malato circondato da pessimi consiglieri e da qualche trusone, ha il minore e peggiore gruppo parlamentare della sua storia. La sconfitta offre alla dirigenza la possibilità di sfilarsi con eleganza lasciando il passo a confronti e dibattito, a un rinnovamento che sia in grado di gestire tutti i risvolti negativi ( ma anche quelli indubbiamente positivi) della realtà padana di oggi. Solo così la sconfitta può avere un effetto salutare. Far finta di niente significa solo prolungare l'agonia e l'oppressione dello Stato italiano.

Come sempre Oneto scrive belle parole, peccato che nei fatti non c'è mai.

Comunque vedremo ora cosa accadrà, ma trovo molto improbabile una rivoluzione in casa Lega.
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